
Il Consigliere federale Ignazio Cassis ha tracciato oggi un bilancio positivo del mandato della Svizzera nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, sottolineando il coinvolgimento attivo della Confederazione in questi due anni. “Se Berna avesse saputo cosa sarebbe successo nel mondo, non avrebbe certo avuto il coraggio di candidarsi al Consiglio di Sicurezza dell’ONU”, ha dichiarato il capo della diplomazia svizzera in occasione di una riunione dell’Associazione Svizzera-ONU.
Un ruolo svolto con precisione
Ma tutto era ben preparato e “abbiamo svolto il nostro ruolo con precisione”, ha rilevato Cassis. Le sfide geopolitiche hanno spesso bloccato il Consiglio di Sicurezza, ma la Svizzera è stata in grado di raggiungere traguardi importanti in merito ad esempio alla promozione della sicurezza nucleare e all’adozione di risoluzioni per proteggere gli operatori umanitari nelle zone di conflitto.
Le priorità svizzere e i risultati concreti
Durante il suo primo mandato, la Svizzera ha concentrato i propri sforzi su quattro priorità principali: costruire una pace sostenibile, proteggere la popolazione civile, affrontare la questione della sicurezza climatica e rafforzare l’efficienza del Consiglio stesso. Tra i risultati significativi spicca l’adozione della risoluzione 2730, negoziata dalla Svizzera, volta a proteggere il personale umanitario e dell’ONU nelle zone di conflitto. Inoltre, durante questo periodo, il Consiglio ha adottato una dichiarazione presidenziale sull’impatto degli sviluppi scientifici sulla pace e sulla sicurezza.
Una nuova consapevolezza geopolitica
“A posteriori, possiamo dire che la Svizzera è in grado di sedere nel Consiglio di sicurezza”. La politica delle grandi potenze è tornata, ha proseguito Cassis, rilevando che “la geopolitica non è uno spettacolo da osservare a distanza di sicurezza”. La Svizzera è sulla stessa barca e si trova in mezzo.
La necessità di solide relazioni
Per questa ragione, per la Confederazione è importante avere una rete di relazioni, ad esempio con gli Stati Uniti. La Svizzera ha anche bisogno di un’Unione europea fondata sulle regole, secondo Cassis, per il quale ancorare gli accordi bilaterali non ha solo senso a livello economico, ma è una necessità strategica.