Una Svizzera unita, “rispettosa e progressista” ha detto “sì, lo voglio” al matrimonio per tutti, si rallegra la stampa all’indomani del voto. Lo sguardo sull’omosessualità si è normalizzato. “Il 26 settembre farà parte delle domeniche storiche, per ampiezza e chiarezza del risultato”, scrive Le Temps. Il quotidiano punta però il dito contro la lentezza delle procedure parlamentari elvetiche. “Quasi due terzi dei votanti hanno approvato il matrimonio per tutti. E non la versione light (...), che aveva paura di integrare le donazioni di sperma per timore di veder bocciato il progetto”, si legge sulle pagine di 24 Heures.
Secondo La Liberté, per la vittoria va dato merito al Parlamento, “rinfrescato e modernizzato nelle elezioni del 2019”. “L’arrivo di una nuova generazione (...) ha contribuito a far muovere le cose”, aggiunge Le Courrier. Dello stesso tenore i commenti nella Svizzera tedesca, con la Neue Zürcher Zeitung che parla di un traguardo importante nella storia del matrimonio, “comparabile alla riforma del 1988, quando il matrimonio patriarcale è stato abolito”. Il “sì” di ieri regala una speranza di rinnovamento per la Svizzera.
La stessa cosa si augura il Tages-Anzeiger, ma “con più rapidità” in vista dei prossimi dibattiti socio-politici, come il congedo parentale o l’eguaglianza. Il Blick, dal canto suo, parla di una vittoria per i bambini: “Non si tratta solo di romanticismo, ma di diritto”, con conseguente maggiore certezza giuridica per i bimbi che vivono con una coppia omosessuale.
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