Dazi Usa
"La Svizzera è inquieta, ma non si inginocchia davanti a Trump"
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Ats
16 giorni fa
Guy Parmelin, consigliere federale a capo del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (Defr), ha spiegato alla stampa che "la situazione attuale obbliga Berna a esaminare la situazione, cercando di sfruttare i margini di manovra a disposizione".

In merito alla politica dei dazi americani, il Consiglio federale è inquieto per le ripercussioni di ciò che potrebbe accadere, specie a livello di congiuntura. Lo ha affermato stamane il "ministro" dell'economia, Guy Parmelin, durante un incontro coi media, secondo cui la Svizzera non sta mendicando rivolgendosi a Donald Trump, ma soltanto tentando di capire che cosa vogliono gli Americani da noi. Al momento, ha precisato Parmelin, non stiamo negoziando alcunché. I contatti avuti negli scorsi giorni con l'amministrazione statunitense, compresa la telefonata di ieri della presidente della Confederazione, Karin Keller-Sutter, col presidente Trump, sono stati l'occasione per tentare di capire che cosa voglia il presidente degli Stati Uniti da noi e per illustrare la nostra posizione.

Dai posti di lavoro creati alla formazione

Gli abboccamenti sono stati l'occasione di spiegare all'amministrazione statunitense la posizione elvetica, soprattutto per ricordare ai nostri interlocutori l'importanza degli investimenti elvetici nel paese a stelle e strisce, la forte presenza di imprese elvetiche in tutti gli stati Usa, i posti di lavoro creati, non dimenticando nemmeno il ruolo svolto dalle ditte svizzere nella formazione dei giovani (apprendistato). Secondo Parmelin, la Svizzera ha detto agli Stati Uniti che, oltre alla bilancia commerciale, sono importanti altri aspetti e che l'aumento dei dazi ostacola la volontà delle imprese svizzere di investire negli USA. La Segretaria di Stato per l'economia Helene Budliger Artieda ha illustrato nei giorni scorsi alla parte americana "possibili argomenti per discussioni sostanziali", ha aggiunto Parmelin, mentre Karin Keller-Sutter ha sottolineato che le aziende svizzere hanno bisogno di segnali positivi per continuare o addirittura aumentare i loro investimenti nel mercato statunitense, ha sottolineato il consigliere federale UDC, aggiungendo che i dazi del 31% nei confronti del nostro Paese discriminano la Confederazione rispetto ad altri Stati.

"Sfruttiamo i margini di manovra che abbiamo"

Ad ogni modo, la decisione di Trump di sospendere i forti dazi annunciati qualche giorno fa per 90 giorni, ad eccezione della Cina, è senz'altro un aspetto positivo, secondo Parmelin, ma che non tranquillizza: la situazione attuale, stando al "ministro" democentrista, genera insicurezza, specie per un paese come il nostro che dipende dal libero scambio, e potrebbe avere conseguenze sulla congiuntura mondiale. La Svizzera, ha ricordato Parmelin, non è un'isola, poiché dipende dalle catene di valore create all'estero. La situazione attuale ci obbliga ad esaminare come meglio districarci in questa situazione, tentando di sfruttare i margini di manovra, assai ristretti, a nostra disposizione.