Svizzera
L'arresto di Cecilia Sala e il fermo a Malpensa di un iraniano legato alla Svizzera
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Redazione
20 ore fa
A nove giorni dall'arresto della giornalista italiana non ci sono ancora accuse formali, ma ci potrebbe essere un legame con il fermo di un uomo avvenuto a Malpensa, per cui Teheran ha protestato formalmente.

Sono ancora sconosciuti i motivi che hanno portato all'arresto di Cecilia Sala, 29enne giornalista italiana incarcerata a Teheran lo scorso 19 dicembre mentre svolgeva il suo lavoro con un regolare visto giornalistico. La notizia del suo arresto è stata resa nota solo ieri, venerdì 27 dicembre, per permettere alle autorità italiane di trattare il suo rilascio. Ma dopo nove giorni ciò non è ancora avvenuto e l'arresto non ha ancora una motivazione formale. Ci sono solo generici riferimenti a "comportamenti illegali" non meglio specificati. Nel frattempo sono però emerse alcune ipotesi. Stando al Corriere della Sera l'arresto della giovane giornalista potrebbe essere legato al fermo a Malpensa di un cittadino iraniano, di cui gli Stati Uniti reclamano l'estradizione, che ha legami con la Svizzera.

Due fermi prima dell'arresto di Sala

Sala è arrivata nella capitale iraniana il 12 dicembre, con regolare visto d'ingresso rilasciato dall'ambasciata in Italia, per incontrare persone di cui ha riferito nelle tre puntate del suo podcast "Stories" realizzate in una settimana. Il giorno prima che la giornalista venisse arrestata era stato annunciato il fermo a Malpensa di un 38enne cittadino iraniano, Mohammad Abedini-Najafabadi, legato ai guardiani della rivoluzione. Lo stesso giorno, negli USA, è stato fermato un suo presunto complice, Mohammad Sadeghi. I due sono accusati dal Dipartimento di Giustizia americano di "cospirazione per esportare componenti elettronici sofisticati dagli Stati Uniti all'Iran in violazione delle leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni e sulle sanzioni".

Chi è l'uomo fermato a Malpensa e che ha legami con la Svizzera

Il 38enne era segnalato con una red notice sui terminali della polizia di frontiera. Secondo l'accusa e secondo quanto ha potuto appurare la Rsi, l'uomo avrebbe creato in Svizzera una società di comodo, l'Illumove SA, attraverso cui sarebbero transitati i droni utilizzati dai pasdaran della Guardia rivoluzionaria nell'attentato del 28 gennaio scorso contro una postazione militare in Giordania, che provocò la morte di tre soldati statunitensi e il ferimento di altri quaranta. L'azienda, fondata nel 2019, ha sede presso il Politecnico federale di Losanna, dove Abedini ha completato gli studi con un dottorato e dove risulta essere ricercatore. Secondo la giustizia statunitense Abedini e Sadeghi hanno trasferito beni, servizi e tecnologia di origine statunitense in Iran, tramite l'azienda Illumove, a beneficio di una società iraniana denominata SDRA, fondata dallo stesso Abedini, che produce moduli di navigazione utilizzati nel programma di droni militari dei guardiani della rivoluzione.

La richiesta di estradizione

Al momento del fermo Abedini aveva con sé materiale elettronico e documentazione considerata compatibile alle accuse mossegli. Sulla base del pericolo di fuga la corte d'appello di Milano ha confermato la custodia cautelare in carcere nei confronti dell'uomo, che ora si trova nel penitenziario di Busto Arsizio. Il provvedimento ha dato il via alla procedura di estradizione e ora il Dipartimento di Giustizia americano dovrà formalizzare la richiesta con la necessaria documentazione. Il legale di Abedini ha respinto tutte le accuse. "Dall'analisi dei documenti in mio possesso pur essendo formalmente gravi le accuse mosse, in realtà la posizione del mio assistito risulta molto meno grave di quanto può sembrare. Lui respinge le accuse e non riesce a capire i motivi dell'arresto".

La protesta di Teheran

Per l'arresto dei due uomini il governo di Teheran ha protestato formalmente, convocando sia l'ambasciatore svizzero in Iran (che cura anche gli interessi degli USA) che l'ambasciatrice italiana. "Consideriamo sia le crudeli e unilaterali sanzioni statunitensi contro l'Iran sia questi arresti come contrari a tutte le leggi e gli standard internazionali", sostiene l'Iran.