
In Europa è corsa al riarmo. Lo dimostra il piano da oltre 800 miliardi di euro annunciato dall'Unione europea, chiamato 'ReArm'. Questo perché il Vecchio Continente "sta affrontando un pericolo chiaro e deve essere in grado di proteggersi", spiegava Ursula con der Leyen, presidente della Commissione Ue. In Svizzera, invece, il Consiglio federale è stato invitato a intensificare la cooperazione con l'Europa in materia di sicurezza nel quadro degli obblighi che derivano dal diritto della neutralità. Ma "senza un partenariato per la sicurezza e la difesa", spiega la Segreteria di Stato della politica di sicurezza al Corriere del Ticino, "la Confederazione non potrà partecipare a progetti di appalto congiunto". Per questo Berna "sta studiando la possibilità di stabilire un tale partenariato con l'Ue". E da Bruxelles spiegano che "si potrebbero negoziare accordi specifici e reciprocamente vantaggiosi sulla partecipazione delle rispettive industrie a tali appalti". Sì, perché senza nessuna intesa le comande di materiale bellico rossocrociate non sarebbero una priorità per i produttori di armamenti esteri, oltre al fatto che gli ordine elvetici "sono di quantità inferiori e quindi poco interessanti anche dal punto di vista economico", sottolinea armasuisse.
"Servono più esercitazioni con la Nato"
La Svizzera deve svolgere più esercitazioni con la Nato. A chiederlo, dalle colonne della "Neue Zürcher Zeitung", è Jacques Pitteloud, ambasciatore svizzero in Belgio e rappresentante di Berna presso l'Alleanza atlantica, secondo cui quest'ultima si aspetta un maggior coinvolgimento da parte della Confederazione. Negli ambienti della Nato c'è comprensione per la neutralità elvetica e per le realtà politiche di una democrazia diretta, afferma Pitteloud, già ambasciatore a Washington tra il 2019 e il 2024, in un'intervista pubblicata sull'edizione odierna del quotidiano svizzerotedesco. Secondo il diplomatico comunque, nessuno ha mai chiesto di aderire all'alleanza. I membri della Nato prendono molto sul serio la Svizzera, in quanto una delle più importanti potenze economiche d'Europa e leader nell'alta tecnologia, assicura Pitteloud. Tuttavia, ci sono critiche riguardo le leggi sull'esportazione di armi, oppure "quando erroneamente si pensa che permettiamo alle spie russe di operare indisturbate sul nostro territorio", prosegue il vallesano. A suo parere, le truppe di milizia svizzere sono ben equipaggiate per partecipare alle esercitazioni Nato. Il 62enne cita l'esempio del settore informatico, sottolineando come i migliori in questo ambito non siano soldati professionisti, bensì persone che lavorano nel privato.
"Una difesa autonoma è politicamente senza speranza"
La Svizzera deve anche essere realista, dichiara ancora l'ambasciatore, dato che "nel mondo non esiste nulla di gratis". Stando a Pitteloud, bisogna fare di più per la sicurezza informatica, per la protezione delle infrastrutture critiche di importanza continentale e per la logistica. Una difesa autonoma è politicamente senza speranza, insiste il diplomatico, sostenendo che ci vuole una "ragionevole" via di mezzo. "Stiamo ottimizzando il nostro esercito il più rapidamente possibile e valutando come possiamo ottenere l'accesso a dati chiave senza dover rinunciare alla neutralità", spiega l'ambasciatore. Il più recente coinvolgimento della Svizzera in un addestramento della Nato risale alla metà di marzo. L'obiettivo era rafforzare la cooperazione internazionale sulla gestione delle crisi. Le truppe non sono state coinvolte. Lo scorso mese di settembre il Consiglio degli Stati ha peraltro bocciato una mozione del Nazionale, che chiedeva di vietare la partecipazione di Berna alle esercitazioni di difesa congiunte con l'Alleanza atlantica.