
L'industria degli armamenti è in piena espansione in tutto il mondo, mentre in Svizzera le vendite crollano a causa delle rigide restrizioni all'esportazione, riporta la SonntagsZeitung. Da quando il Consiglio federale ha vietato alla Germania di fornire all'Ucraina munizioni per il carro armato Leopard, una serie di Paesi hanno rinunciato agli equipaggiamenti militari svizzeri. La Germania non vuole nemmeno più acquistare reti mimetiche prodotte in Svizzera. Le aziende stanno reagendo al calo delle vendite trasferendo la produzione all'estero, riducendo l'orario di lavoro e il personale.
Gli esperti temono il collasso
Ad esempio, la sangallese Safran Vectronix ha recentemente introdotto l’indennità per lavoro ridotto per una parte significativa della sua produzione. SwissP Defence, che produce munizioni a Thun (BE), ha licenziato 22 dipendenti questa settimana. L'azienda familiare bernese B&T, che produce armi di piccolo calibro come mitragliatrici, ha dovuto aprire uno stabilimento in Germania per continuare a rifornire l'esercito tedesco. Un altro esempio è la filiale ginevrina dell'azienda americana Mercury Systems, che produce chip e processori per l'aviazione e la difesa, e che ora presenta le proprie offerte per la regione europea dalla Spagna invece che dalla Svizzera. Gli esperti temono il collasso di questo settore industriale. A Berna, i politici stanno discutendo dell'urgente necessità di allentare le direttive sulle esportazioni, ma finora non è stata trovata alcuna soluzione.
Massicci investimenti in Europa
Nel frattempo, l'industria europea degli armamenti beneficia di massicci investimenti. Questa settimana, l'Unione Europea ha deciso di investire 800 miliardi di euro nel riarmo del continente. I titoli azionari delle aziende europee stanno rapidamente aumentando di valore. Il titolo del gruppo bellico italiano Leonardo è aumentato di oltre il 70% dall'inizio dell'anno, mentre quello del gruppo tedesco Rheinmetall è cresciuto di quasi un quinto in cinque giorni.