
"UBS sta valutando la possibilità di trasferire la propria sede centrale dalla Svizzera all'estero". Negli scorsi giorni l'allarme era stato lanciato da Roman Studer, presidente della direzione dell'Associazione svizzera dei banchieri (ASB), ora è il turno dell'agenzia di stampa economico finanziaria statunitense Bloomberg, che cita persone che hanno familiarità con la questione. "Il colosso bancario prenderebbe in considerazione l'idea di trasferirsi se i politici e le autorità svizzere dovessero mantenere le loro richieste, che comporterebbero un aumento di capitale di circa 25 miliardi di dollari (circa 22 miliardi di franchi al cambio attuale)", si legge nell'articolo dell'agenzia newyorchese. Sulla base di calcoli interni, che nello scenario peggiore ipotizzano un aumento del "CET1 ratio" dall'attuale 14% a circa il 20%, la direzione ritiene che UBS non sarebbe più in grado di operare in modo competitivo dalla Svizzera rispetto alle grandi banche estere, scrive Bloomberg.
"Non ci sarebbe altra opzione"
Per quanto riguarda UBS, i politici svizzeri e le autorità di vigilanza stanno valutando, tra le altre cose, la separazione e la capitalizzazione completa delle filiali estere. In questo modo, le autorità vogliono evitare che UBS crolli, come è successo con Credit Suisse. Tuttavia UBS ritiene che i piani dei politici e delle autorità siano così dannosi per la sua attività che non vede altra opzione se non quella di trasferire la propria sede all'estero, hanno dichiarato a Bloomberg varie fonti. Per queste ultime inoltre è probabile che la pressione degli azionisti sulla banca aumenti in caso di un significativo incremento dei requisiti patrimoniali.