Il presidente della Commissione federale delle vaccinazioni (CFV) Christoph Berger è uscito oggi allo scoperto, dopo che nei giorni scorsi si è appreso che era stato rapito da un uomo, poi ucciso il 6 aprile durante il suo arresto a Wallisellen (ZH). In una nota, egli afferma che il suo rapitore gli aveva chiesto denaro e lo aveva minacciato.
Rapito da gruppo no vax?
La notizia era stata diffusa venerdì 8 aprile dalle testate del gruppo Tamedia, prima che il tribunale distrettuale di Zurigo vietasse ai media di pubblicare indicazioni sulla persona rapita. La decisione era giunta quale misura superprovvisionale, cioè una misura cautelare senza ascolto della parte avversa. I giornali di Tamedia mettevano in relazione il rapimento di Berger con il suo ruolo di responsabile della vaccinazione durante la pandemia. Ancora oggi però la Nzz am Sonntag aveva ribadito questa pista ritenendo plausibile il movente cospirazionista.
«Contraddice la mia esperienza»
Sempre oggi tuttavia Berger scrive che questo modo di vedere le cose contraddice ciò che ha vissuto durante il rapimento. Egli si dice comunque consapevole delle grandi tensioni emotive e sociali che le questioni di vaccinazione hanno provocato negli ultimi due anni.
Aggiunge di essere felice di fornire alcune informazioni sugli eventi, anche se, su consiglio della polizia e del pubblico ministero, preferisce tralasciare dei dettagli.
In ostaggio per un’ora
Il 38enne tedesco lo ha tenuto sotto controllo per un’ora buona. In questo lasso di tempo, gli ha chiesto una notevole somma di denaro, spiega ancora Berger, aggiungendo che il rapitore lo ha minacciato, precisando quello che gli avrebbe fatto se la richiesta non fosse stata soddisfatta entro un determinato periodo di tempo.
«Nessun riferimento al mio ruolo, voleva dei soldi»
L’autore non ha fatto alcun riferimento al suo ruolo di presidente della commissione di vaccinazione, prosegue Berger, il quale dice di essere stato liberato dopo aver garantito al rapitore che avrebbe soddisfatto le sue richieste.
Berger aggiunge pure che commenterà il suo rapimento solo con le autorità giudiziarie, almeno fino alla conclusione del procedimento penale. Non fornirà pertanto informazioni ai media in merito e chiede che sia rispettata la privacy sua e della sua famiglia e che il suo nome e la sua foto vengano diffuse con moderazione.
La sparatoria
La sera del 6 aprile la polizia si è presentata all’appartamento del tedesco per arrestarlo in relazione al rapimento. Il 38enne ha però improvvisamente estratto una pistola: nella sparatoria successiva, l’uomo ha colpito con un proiettile la sua compagna, una svizzera di 28 anni, uccidendola. Il tedesco è poi stato abbattuto dagli agenti.
Gli accertamenti eseguiti dall’Istituto di medicina legale dell’Università di Zurigo hanno potuto stabilire la dinamica dei fatti, inizialmente confusa, ha comunicato l’8 aprile la procura cantonale, aggiungendo che, sempre in merito a un possibile coinvolgimento nel rapimento, la polizia di un cantone vicino ha arrestato uno svizzero di 34 anni.
La sparatoria di Wallisellen - compreso l’operato dei poliziotti - sarà oggetto di indagine. Le autorità non hanno fornito ulteriori dettagli sull’identità delle vittime, decedute sul posto.
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