Svizzera
Paolo Sorrentino a Zurigo per il film festival
Immagine Shutterstock
Immagine Shutterstock
Keystone-ats
3 anni fa
Il regista italiano ha ricevuto il premio alla carriera e tenuto una masterclass in italiano, rispondendo alle domande del direttore Christian Jungen

Lo Zurich Film Festival (ZFF) dedica quest’anno la sua retrospettiva al regista italiano Paolo Sorrentino, che per l’occasione riceve anche il premio alla carriera “A tribute to... Award”. Un riconoscimento che ha ricevuto in occasione della Gala Premiere in apertura della proiezione del suo ultimo film “È stata la mano di Dio”. Nel pomeriggio ha inoltre tenuto una Masterclass. Il regista napoletano, classe 1970, è ben conosciuto per aver ricevuto l’Oscar per il miglior film in lingua straniera con “La grande bellezza” nel 2014. Ma forse pochi sanno che la sua voglia di fare cinema è nata proprio da una tragedia familiare e dal rimanere orfano quando era soltanto sedicenne: il tema principale del suo ultimo film.

“Non penso di avere uno stile”
In occasione del suo passaggio a Zurigo, Sorrentino questo pomeriggio ha dato una Masterclass in italiano - una prima per lo ZFF - dove ha risposto alle domande del direttore del festival Christian Jungen. Noto alla critica per il suo stile esuberante, il regista napoletano afferma in realtà di “non avere uno stile” vero e proprio ma di avere uno stile adeguato a ciò che racconta. La sua firma è “dettata piuttosto dal ritmo lento, ma non lentissimo” per cui molti lo rimproverano. “Ma è colpa degli altri perché loro vanno troppo di fretta”, afferma ridendo. Personaggio che si annoia facilmente, Sorrentino ha trovato nel cinema la diversità che fa al caso suo; e in cui si può occupare di tutto, dalla scenografia ai costumi. Ma come lavora? “Mi piace molto stare a casa a scrivere”, risponde a Jungen. Aggiungendo: “Di solito non mi diverto molto durante le riprese”.

Premio alla carriera
Uno degli ultimi importanti riconoscimenti che il regista napoletano ha ottenuto è senza dubbio il Leone d’argento - Gran premio della giuria alla 78esima Mostra del cinema di Venezia qualche settimana fa proprio per “È stata la mano di Dio”, un film descritto come molto personale. Interrogato durante la Masterclass sul premio alla carriera che gli conferisce lo ZFF, Sorrentino afferma di essere onorato, ma di considerarsi ancora fra i registi italiani giovani e di sperare quindi di riceverne un altro in futuro.

Il rapporto con la Svizzera
Della Svizzera Sorrentino dice “mi piace tantissimo, non è una nazione che vive di cocktail, è perfetta per me. Vorrei entrare nella casa di ognuno e vedere i panni sporchi”, ai problemi che la gente ha e che non condivide con gli altri. Alcuni suoi film sono stati girati anche in Svizzera tra cui “Le conseguenze dell’amore” (2004), ambientato in un albergo di Lugano.

Le esperienze hollywoodiane
Non solo cinema in italiano e con attori italiani: il regista ha fatto anche esperienza con attori di Hollywood che descrive come “meravigliosa e formativa”, precisando che “lavorare con attori bravi motiva”. Tra questi cita Sean Penn che ha il ruolo di protagonista in “This must be the place” (2011). Spesso comparato a Federico Fellini, Sorrentino risponde che è “irriverente, sbagliato ma ne è lusingato”.

La grande bellezza
Parlando di “La grande bellezza”, Sorrentino sottolinea che “è stato divertentissimo fare questo film ma molto stancante”. Un film emblematico dello stile di Sorrentino, con una grande quantità di musica e un ambiente festaiolo. Far concorrere questo film per l’Oscar ha necessitato una larga “campagna di cocktail e cene per promuoverlo”, la parte del lavoro che Sorrentino ritiene meno divertente. Ma per finire ne è valsa la pena. Il regista afferma che attorno al 2013 in Italia “c’era una sorta di strampalato ritrovato edonismo con reportage continui di immagini festaiole”. Ed è proprio questa la storia che ha voluto raccontare attraverso il personaggio di Jep Gambardella. Sorrentino cita in particolare “i contrasti tra la bellezza di Roma e l’indecenza, tra sacro e profano”. I personaggi adulti messi in scena dal regista sono “attraversati da un filo comune, hanno vissuto tanto e sono disillusi nei confronti della vita”. Jep è uno di questi, afferma aggiungendo che “lo stupore e la meraviglia si affievoliscono nel corso degli anni”. Ad interpretare Jep è Toni Servillo, attore feticcio che ha collaborato con Sorrentino in diversi film. Un rapporto fraterno li lega, è infatti anche nel cast del suo ultimo film dove è il padre del protagonista.

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata