Berna
Patto europeo sull'asilo, i partiti sono spaccati: UDC contrario, PLR e Centro soddisfatti
©Chiara Zocchetti
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Keystone-ats
3 ore fa
A causa del patto, la Svizzera dovrà modificare cinque leggi legate agli accordi di Schengen/Dublino. In agosto il Consiglio federale h pertanto avviato la consultazione in merito, fase terminata ieri. L'UDC è categoricamente contraria a qualsiasi partecipazione alle misure di solidarietà previste dal patto. Queste non fanno parte dei meccanismi Schengen/Dublino e pertanto non sono vincolanti, fa notare il primo partito svizzero.

Come prevedibile, il nuovo patto con l'Unione europea sulla migrazione e l'asilo divide il panorama politico. L'UDC vi si oppone fermamente, la sinistra chiede miglioramenti umanitari, mentre PLR e Centro si schierano a favore. A causa del patto, la Svizzera dovrà modificare cinque leggi legate agli accordi di Schengen/Dublino. In agosto il Consiglio federale ha pertanto avviato la consultazione in merito, fase terminata ieri. L'UDC è categoricamente contraria a qualsiasi partecipazione alle misure di solidarietà previste dal patto. Queste non fanno parte dei meccanismi Schengen/Dublino e pertanto non sono vincolanti, fa notare il primo partito svizzero. Inoltre, i democentristi dicono no a una serie di adeguamenti che definiscono puramente burocratici e costosi. Lo schieramento chiede poi al Consiglio federale un'attuazione "leggera e ragionevole" degli elementi non contestati.

PLR e Centro soddisfatti

Di altro avviso il PLR, il quale accoglie con favore le nuove direttive dell'Ue, che la Confederazione recepirà parzialmente. I liberali-radicali sostengono soprattutto la rapida attuazione delle procedure di asilo e i rinvii alle frontiere esterne dello spazio Schengen. Per il partito, la Svizzera deve partecipare attivamente alla gestione della migrazione e alla prevenzione di quella secondaria. Il governo deve anche fare in modo che i richiedenti asilo nella Confederazione non siano trattati meglio di quelli alle frontiere esterne dell'Ue. Da parte sua, il Centro è a favore di una politica europea in materia funzionale ed efficace. Una procedura coordinata all'interno degli Stati Schengen/Dublino è nell'interesse di Berna, ha commentato durante la consultazione. Le difficoltà finora incontrate nei trasferimenti Dublino verso lo Stato in cui è stata presentata la prima domanda di asilo dovrebbero attenuarsi, sottolinea il Centro. In linea di principio, si dichiara incline a un meccanismo di solidarietà per i Paesi sotto forte pressione migratoria. Anche i Verdi liberali considerano il patto un passo avanti e accolgono favorevolmente le novità previste. Bruxelles ha integrato numerosi elementi già utilizzati dalla Svizzera dopo la riforma della legge sull'asilo, evidenzia il partito.

La Sinistra vuole miglioramenti

A sinistra, il PS sostiene il progetto, ma esige, dal punto di vista della protezione della personalità, un esame dei dati che la Svizzera inserisce nel sistema d'informazione sui visti dell'Ue. Globalmente comunque i socialisti appoggiano una politica continentale comune in materia di sicurezza e migrazione. Per i Verdi invece, il patto non risolve alcun problema, ma al contrario ne crea di nuovi. Gli ambientalisti subordinano il loro consenso a richieste concrete: ad esempio, vogliono un permesso di dimora e non la semplice tolleranza attuale e il diritto al ricongiungimento familiare.

Punto interrogativo sui diritti umani

Passando agli addetti ai lavori, è scettica l'Organizzazione svizzera aiuto ai rifugiati (OSAR), stando alla quale il patto smantella la protezione dei profughi. Attuandolo, la Svizzera deve sfruttare il suo margine di manovra, indica l'OSAR. La Coalizione dei giuristi indipendenti per il diritto d'asilo respinge in toto il documento, a causa dei massicci inasprimenti e della sua discutibilità sotto il punto di vista dei diritti umani. A suo avviso, la Svizzera parteciperà a procedure problematiche, senza assumersene la responsabilità. Infine, l'Unione sindacale svizzera (USS) condivide l'aspirazione del Consiglio federale a un sistema europeo di migrazione e asilo funzionale, resistente alle crisi ed equo. Tuttavia, ritiene che le procedure standardizzate ai confini dell'Ue costituiscano un abbandono della Convenzione di Ginevra sui rifugiati.