L'aumento dei divieti di utilizzazione di pesticidi e la perdita dell'omologazione per centinaia di principi attivi preoccupano l'unione svizzera dei contadini (Usc): il rischio non è solo quello di raccolti ridotti ma anche, a medio termine, l'abbandono di importanti colture, scrive l'organizzazione in un comunicato odierno. Malgrado pratiche volte a impedire a insetti e funghi di infestare le colture, come la rotazione dei campi, il ricorso mirato a prodotti fitosanitari deve essere garantito quando la soglia di tolleranza viene superata, afferma l'associazione di categoria. Quest'ultima punta il dito contro il Piano d'azione dei prodotti fitosanitari, approvato dal Consiglio federale nel 2017, e contro il pacchetto di ordinanze che attuano parte di un'iniziativa parlamentare, denominata "Ridurre il rischio associato all'uso di pesticidi", entrato in vigore lo scorso gennaio. Stando all'Usc, queste misure "hanno portato a importanti restrizioni in materia di protezione chimica delle piante".
Ulteriori limitazioni in arrivo?
In un rapporto ad hoc pubblicato oggi, l'organizzazione afferma inoltre che nuove limitazioni sono in cantiere per i prossimi anni. L'elenco delle colture che non possono più essere protette contro insetti o funghi dannosi è in costante crescita. Tra queste figurano in particolare la colza, le patate e la barbabietola da zucchero. La mancata protezione dei campi è dovuta anche al fatto che più di 200 sostanze attive hanno perso l'omologazione per la commercializzazione e al fatto che mancano in gran parte soluzioni alternative efficaci. I prodotti ancora autorizzati vengono utilizzati più spesso, compresi molti pesticidi compatibili con l'agricoltura biologica. L'aumento dell'uso di questi prodotti favorisce lo sviluppo di resistenze e ne riduce l'efficacia, creando un circolo vizioso, denuncia l'Usc.