Il presidente della Conferenza dei Governi cantonali (CdC), l'argoviese Markus Dieth (il Centro), pone condizioni chiare per i negoziati con l'UE sulla ripresa del diritto comunitario e sulla libera circolazione delle persone. In un'intervista alla Neue Zürcher Zeitung si è detto convinto che la Svizzera otterrà un risultato migliore rispetto al fallito accordo quadro. Una ripresa automatica del diritto europeo è fuori questione per i Cantoni, ha sottolineato Dieth. Ma la Svizzera conosce già questa dinamica: nell'ambito dell'accordo sul trasporto aereo, dal 2002 Berna ha sempre adottato le stesse disposizioni in vigore nell'Unione Europea, e ciò "nel rispetto del nostro processo legislativo".
Mantenere i limiti alla libera circolazione
"Posso capire che molti abbiano paura della libera circolazione delle persone", ha proseguito il presidente della Conferenza dei governi cantonali (CdC). Per questo motivo è importante per i Cantoni che questa rimanga limitata anche con i nuovi negoziati alle persone che esercitano un'attività lavorativa. Così facendo si eviterebbe l'immigrazione volta a sfruttare lo Stato sociale. "Chiediamo inoltre che vengano rispettati i criteri di integrazione, che venga escluso chi ha precedenti penali e che venga riconosciuto il diritto all'espulsione, tutti elementi che possono costituire eccezioni alla libera circolazione delle persone", ha sottolineato Dieth. In questo modo, la Svizzera può garantire che le proprie regole non vengano modificate.
Clausola di salvaguardia? "Nell'Ue esiste già"
Per quanto riguarda la clausola di salvaguardia, Dieth ha detto che "Berna e Bruxelles potrebbero definire i criteri che giustificano una limitazione o una sospensione temporanea della libera circolazione, ad esempio in caso di aumento della disoccupazione e di una contemporanea crescita dell'immigrazione netta". L'UE stessa ha familiarità con tali modelli, ha ricordato il presidente della CdC. La Spagna, ad esempio, ha potuto invocare una clausola di salvaguardia e sospendere l'immigrazione dalla Romania fino alla fine del 2012, perché i problemi economici erano diventati troppo grandi.