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(Quasi) due anni fa ci fu l'acquisizione forzata di CS da parte di UBS
©Gabriele Putzu
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Ats
6 ore fa
Il 19 marzo 2023 ha adottato un pacchetto di misure per permettere l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. Nel frattempo l'integrazione di Credit Suisse in UBS procede secondo i piani.

Mercoledì prossimo ricorre il secondo anniversario dell'acquisizione forzata di Credit Suisse (CS) da parte di UBS. All'epoca, l'unica grande banca svizzera rimasta era considerata la grande "salvatrice". Oggi si sta diffondendo un certo scetticismo: stando ai critici, l'istituto è troppo grande e troppo rischioso. UBS ritiene di essere trattata ingiustamente. È sorprendente la rapidità con cui la percezione della banca è cambiata da "salvatrice" a "problema futuro", ha dichiarato il CEO di UBS Sergio Ermotti nel maggio 2024, quattordici mesi dopo il week end passato alla storia. Erano stati giorni davvero drammatici per la piazza finanziaria svizzera. Quasi nessuno l'aveva ritenuto possibile, ma il 19 marzo 2023 il destino di Credit Suisse, che versava in gravi difficoltà, era ormai segnato: il leader del settore UBS avrebbe fagocitato la grande concorrente CS. Si trattò della prima fusione di due banche di importanza sistemica globale, il che suscitò grande scalpore anche a livello internazionale.

Inasprimento prescrizioni sul capitale

All'epoca UBS pagò l'equivalente di circa 3 miliardi di franchi in azioni proprie. Oggi i tribunali stanno discutendo se questo prezzo non fosse troppo basso, come affermano gli ex azionisti di CS. Anche i detentori di obbligazioni AT1 di Credit Suisse - titoli dichiarati privi di valore dall'Autorità di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) - si sentono truffati e vogliono far causa alla Confederazione. Il dibattito su eventuali prescrizioni sul capitale più severe per le banche svizzere di rilevanza sistemica è particolarmente acceso. Da più di un anno Ermotti si oppone strenuamente alle richieste provenienti da più parti e ai possibili piani del Consiglio federale. Il ticinese non si stanca di sottolineare che norme più severe danneggerebbero UBS e che la competitività della banca ne risentirebbe. Il Consiglio federale vuole invece introdurre disposizioni più severe dopo il disastro di Credit Suisse. Questa posizione è sostenuta anche dalla Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI) sul crollo del CS, che ha presentato il suo rapporto poco prima di Natale. La Segreteria di Stato per le questioni finanziarie internazionali (SFI) sta attualmente lavorando a una modifica dell'ordinanza sui fondi propri. La procedura di consultazione dovrebbe essere avviata in maggio.

Troppo dominio sul mercato e troppo grande

UBS è stata anche criticata per il suo eccessivo dominio sul mercato in Svizzera. Non è vero, dice Ermotti. La sua argomentazione contro questa affermazione: le banche cantonali insieme hanno ancora una quota di mercato maggiore di UBS. E in termini di numero di filiali, il gruppo bancario nato dalla fusione tra UBS e CS è solo il terzo. Quando due anni fa è stata decisa l'acquisizione forzata di Credit Suisse, la Commissione della concorrenza (ComCo) non ha avuto voce in capitolo. Ciò è consentito nel caso di fusioni in cui è in gioco la stabilità finanziaria. Tuttavia, la grande banca è strettamente monitorata dal Sorvegliante dei prezzi, ad esempio nel settore della clientela commerciale, dove detiene una "posizione dominante sul mercato". La questione se UBS sia troppo grande per la Svizzera è stata oggetto di un intenso dibattito dopo l'acquisizione di Credit Suisse. Ermotti risponde affermando che alla fine del 2026 - cioè dopo il completamento dell'integrazione - la banca sarà solo il 40% più grande di UBS nel 2022.

Stipendio record per Ermotti?

Lunedì prossimo, ancor prima del secondo anniversario dell'incorporamento di CS, si profila già la prossima protesta pubblica. Sarà infatti pubblicato il rapporto annuale 2024 e con esso lo stipendio del CEO di UBS. Si tratta del primo anno completo in cui il direttore generale lavora per la grande banca dal suo ritorno. Nel 2023 ha percepito 14,4 milioni di franchi per nove mesi, oltre 19 milioni di franchi estrapolati a un anno. Non è quindi impossibile che Ermotti abbia guadagnato 20 milioni o più. Il presidente del consiglio di amministrazione di UBS Colm Kelleher aveva riportato Ermotti nell'aprile 2023 per occuparsi proprio dell'integrazione di CS. All'epoca, il ticinese aveva ritenuto suo dovere accettare questa sfida ("call of duty"), come aveva dichiarato ai giornalisti al momento del suo reinsediamento. Ermotti era già stato a capo di UBS dal 2011 al 2020. Durante questo periodo, aveva trasformato l'istituto da una banca universale vecchio stile in uno dei maggiori gestori patrimoniali del mondo. Il ticinese era molto apprezzato nel settore finanziario ed era considerato la scelta perfetta per l'attuale incarico.

Nel frattempo l'integrazione di Credit Suisse in UBS procede secondo i piani

L'integrazione di Credit Suisse in UBS è probabilmente la sfida più grande della carriera di Sergio Ermotti. Se riuscirà in questo complesso progetto, il ticinese si garantirà un posto nella storia. Se fallirà, ciò avrà ripercussioni anche su di lui. Finora tutto sembra andare secondo i piani, ma ci sono ancora grandi ostacoli da superare. "Abbiamo raggiunto tutti i traguardi importanti nel 2024 e ridotto in modo significativo i rischi legati all'integrazione", ha dichiarato il CEO di UBS Ermotti all'inizio di febbraio, in occasione della pubblicazione dei dati annuali. Alla fine del 2024, la banca nata dalla fusione con Credit Suisse ha ridotto i costi di 7,5 miliardi di dollari (6,6 miliardi di franchi al cambio attuale) rispetto al 2022. Ciò significa che il 60% dei risparmi previsti per la fine del 2026, pari a 13 miliardi di dollari, sono già stati realizzati. Secondo UBS, anche la liquidazione dell'unità Non-Core and Legacy (NCL) - cioè le attività non in linea con la strategia della banca, di cui UBS vuole disfarsi - sta procedendo più rapidamente del previsto. Questo si è riflesso anche nei dati dello scorso anno della banca, che ha registrato un utile di 5 miliardi di dollari e gli azionisti, dopo l'approvazione dell'assemblea generale, beneficeranno di un dividendo superiore di quasi il 30%.

Importante migrazione in Svizzera

L'istituto conta ora poco meno di 109'000 posti di lavoro a tempo pieno, quando UBS e Credit Suisse impiegavano insieme circa 120'000 persone prima dell'acquisizione. Tuttavia, i maggiori tagli di impieghi nell'ambito della ristrutturazione devono ancora arrivare. Questo perché il "progetto mastodontico" in termini di integrazione deve ancora essere completato: dopo il trasferimento iniziale dei conti dei clienti sulle piattaforme di UBS in Lussemburgo, Hong Kong, Singapore e Giappone, nel secondo trimestre del 2025 inizierà l'importante migrazione nel mercato interno svizzero. Quest'ultima riguarderà i conti di circa un milione di clienti. A seguito di questa importante migrazione, che dovrebbe durare fino al primo trimestre del 2026, i vecchi sistemi funzionanti in parallelo potranno essere chiusi e servirà meno personale. Secondo informazioni precedenti, in Svizzera verranno effettuati complessivamente 3'000 licenziamenti.