L'annuncio delle dimissioni dal Consiglio federale di Viola Amherd è stato accolto con toni contrastanti dalla stampa. Secondo i media elvetici, la vallesana, "sebbene abbia portato un certo dinamismo nel suo Dipartimento della difesa" e abbia "abbattuto paletti", ha lasciato che "troppe cose le sfuggissero di mano". In qualità di "prima donna ad assumere le redini politiche della difesa" - sottolinea il Corriere del Ticino nell'editoriale - pur avendo vissuto "un periodo in cui si sono alternati successi, errori, problemi di gestione e sono state avviate riforme ancora difficili da valutare", Amherd ha "sicuramente portato una ventata di aria fresca".
Senza ambizioni
Eco del suo cantone di origine, il quotidiano Le Nouvelliste - come pure le consorelle dell'editore ESH Médias Le Journal du Jura / ArcInfo - sottolinea come la politica se ne vada nel momento più ingrato per lei, mentre le ripetute - e spesso giustificate - critiche rivolte al Dipartimento della difesa hanno quasi eclissato i suoi successi. La prima donna a guidare l'esercito svizzero è comunque riuscita a scuotere le forze armate dal loro torpore, scrive Le Nouvelliste. Mentre l'aggressione russa dell'Ucraina ha avuto l'effetto di un elettroshock per tutta l'Europa, la ministra del Centro è riuscita a convincere la popolazione che era necessario reinvestire come mai prima d'ora dalla fine della Guerra fredda. Ha anche dato prova di coraggio rompendo il tabù sull'onnipresenza della discriminazione e della violenza sessualizzata all'interno delle truppe. Ma la sua mancanza di ambizione nel rinunciare alla possibilità di dirigere il mastodontico Dipartimento dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni è colpevole, conclude il giornale.
Serve un leader forte
"Alla luce della situazione geopolitica, Amherd avrebbe potuto svolgere un ruolo chiave come ministro della difesa", scrive la NZZ. Dopotutto - secondo la testata zurighese - l'esercito sta affrontando la sfida più grande dai tempi della Guerra Fredda, ma questa si sta rivelando una prova di forza in tempi di incombenti deficit strutturali, e la questione dei finanziamenti sta spaccando il campo conservatore fino al Consiglio federale. "Ciò che serve è un leader forte con un piano chiaro che riesca a creare maggioranze", continua la NZZ. Amherd non ci è riuscita, anzi, nel corso del 2024 sono trapelate ripetutamente incomprensioni, fallimenti, sfortune e contrattempi all'interno del DDPS, "mentre la sua capa era in giro per il mondo".
Sotto pressione
Viola Amherd ha annunciato le sue dimissioni da Consigliera federale in un momento di grande pressione, scrive la Radiotelevisione svizzera SRF, aggiungendo che il partito più grande, l'UDC, ne ha chiesto le dimissioni, sostenendo che diversi progetti importanti del suo dipartimento sono in disordine, la Ruag genera scandali e vi sono discussioni su un deficit finanziario reale o fittizio dell'esercito. Tuttavia - sottolinea la SRF - durante i suoi sei anni di mandato, Amherd è stata anche in grado di "mettere dei paletti" e, a differenza del suo predecessore Ueli Maurer, è riuscita nell'autunno 2020 a convincere l'elettorato della necessità di nuovi jet da combattimento. Il Blick dal canto suo rileva che la vallesana ha ereditato molti problemi dai suoi predecessori UDC, ma non è riuscita ad "avere in pugno le attività del suo dipartimento". Inoltre, prosegue il foglio zurighese, la cultura dell'errore nel DDPS non sembra essere molto forte, con problemi che vengono minimizzati o ignorati del tutto, sia internamente che esternamente. I critici - ricorda il Blick - accusano Viola Amherd di preferire mettersi in vetrina a livello internazionale invece di risolvere i problemi del proprio dipartimento, avvicinando allo stesso tempo l'esercito alla Nato.
Al punto di rottura
"Una partenza così rapida dopo la fine del suo anno di presidenza fa sorgere un sospetto: che ne abbia avuto abbastanza", scrive "Watson" nel suo commento alle dimissioni di Amherd. La ministra della difesa ne aveva abbastanza delle disavventure del DDPS, dei battibecchi con Karin Keller-Sutter sul budget militare, "dei lamenti dei partiti borghesi sulla presunta mancanza di una strategia per l'armamento dell'esercito". Sebbene in precedenza non avesse avuto nulla a che fare con la politica di sicurezza, Amherd si è lasciata sfuggire diverse opportunità di cambiare dipartimento. Il portale d'informazione sottolinea i momenti salienti del suo mandato: il voto di misura in favore del caccia F-35 e la conferenza sull'Ucraina sul Bürgenstock dello scorso anno.
Rimasta da sola
Secondo le testate di CH Media, l'annuncio delle dimissioni non ha nulla a che vedere con le richieste di dimissioni avanzate dall'UDC lo scorso fine settimana: "Amherd ha preso la sua decisione per conto suo - per non dire completamente da sola". In questo modo il partito si trova di fronte a un test cruciale "in cui è in gioco il suo futuro": per il Centro, la scelta del successore di Amherd delinea "la direzione che vorrà prendere e ciò ha un significato rivoluzionario per il futuro della formazione nel suo complesso". "Eccezioni alla regola hanno caratterizzato, anzi dominato, il periodo di Viola Amherd come ministra della difesa", scrive il Tages-Anzeiger. Lei stessa costituisce la prima eccezione - è stata infatti la prima donna in assoluto ad assumere la guida del Dipartimento della difesa - e anche l'ultima: "Nessuno ha mai annunciato le proprie dimissioni dal Consiglio Federale in un modo così semplice e poco spettacolare". Le Temps infine, rileva che la vallesana, "molto meno a suo agio del suo predecessore nello scacchiere dei grandi strateghi della Coupole, ha preferito aggrapparsi a quello che inizialmente era un castigo, il Dipartimento della difesa, piuttosto che tentare di entrare nelle leghe maggiori. Un tentativo che avrebbe potuto fare alla fine del 2022, quando Simonetta Sommaruga aveva lasciato il prestigioso Dipartimento dei Trasporti e dell'Ambiente. "Il suo partito non le ha mai perdonato questa colpevole debolezza, sintomo di una mancanza di appetito politico".