Per far fronte al maggior fabbisogno in effettivi dell'esercito, il Consiglio federale dovrebbe esaminare l'opportunità di reintrodurre l'esame di coscienza come criterio di ammissione al servizio civile. È quanto prevede un postulato approvato (15 voti a 9) dalla Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (CPS-N).
Minoranza si oppone
Una minoranza, stando a una nota odierna dei servizi parlamentari, è contraria alla reintroduzione dell'esame di coscienza, che a suo avviso non farebbe che generare costi e oneri amministrativi inutili. L'attuale soluzione della prova dell'atto si è dimostrata valida, a parere della minoranza, secondo cui la libertà di coscienza è un diritto fondamentale.
Più in là del Consiglio federale
Sempre nel corso delle discussioni riguardanti l'evoluzione dell'obbligo di servizio, i cui contenuti sono stati presentati dal Consiglio federale il 15 di gennaio scorso, la CPS-N chiede, mediante una mozione, che venga introdotto al più presto l'obbligo di prestare servizio di sicurezza. La maggioranza della CPS-N deplora infatti la scelta del Consiglio federale di rimandare la decisione sulle fasi successive al 2027, eccezion fatta per l'introduzione di una giornata informativa obbligatoria per le donne. Alla luce delle attuali incertezze geopolitiche e dell'aumento delle tensioni internazionali la maggioranza giudica indispensabile adottare rapidamente misure efficaci per rafforzare l'obbligo militare e garantire gli effettivi dell'esercito e della protezione civile. Il servizio di sicurezza riguarda soltanto gli uomini svizzeri che dovrebbero - secondo il governo - prestare servizio nell'esercito o nella protezione contro le catastrofi, una nuova organizzazione di competenza dei Cantoni che riunisce la protezione e il servizio civile.