
L'iniziativa popolare per un servizio civico va respinta poiché, oltre a costare troppo, metterebbe in pericolo la difesa del Paese in un periodo geopolitico teso come quello attuale. Ne è convinto il Consiglio nazionale che ha respinto la proposta di modifica della Costituzione federale per 166 voti a 19 e 3 astenuti. Il dossier va agli Stati.
L'esito scontato; rigettata anche l'idea di un controprogetto indiretto
L'esito del dibattito era scontato: solo una manciata di deputati - dai ranghi dei Verdi liberali e qualche socialista sparso - hanno sostenuto l'iniziativa. Oltre all'iniziativa, il plenum ha rigettato (126 voti a 56) anche l'idea di un controprogetto indiretto, idea accarezzata dal campo rosso-verde, con cui si chiedeva di ridurre il tempo di lavoro a 38 ore settimanali in alcuni settori economici - come la vendita - affinché il tempo libero guadagnato potesse venir utilizzato per il volontariato.
L'iniziativa popolare
L'iniziativa "Per una Svizzera che si impegna (Iniziativa Servizio civico)", promossa da un comitato interpartitico, ha raccolto 107'613 firme valide. Nell'opinione dei promotori, l'iniziativa dà espressione concreta all'uguaglianza di genere nel servizio comunitario e riconosce le forme di servizio civile come equivalenti al servizio militare. La Svizzera passerebbe così da un obbligo di servizio esclusivamente militare e maschile a un impegno di milizia per tutti. Tuttavia, gli effettivi destinati all'esercito e alla protezione civile dovrebbero essere garantiti. La tassa d'esenzione, l'indennità per perdita di guadagno e le altre disposizioni esistenti rimarrebbero invariate. L'impiego di stranieri sarebbe regolato per legge.
Il dibattito: interventi di Gianini, Quadri e Amherd
Il dibattito ha visto sfilare alla tribuna una quarantina di oratori, con i contrari che hanno ripetuto, con accenti diversi, le argomentazioni addotte dal Consiglio federale per motivare la propria contrarietà all'iniziativa. Quest'ultima, nonostante il nobile intento come affermato in aula da Simone Gianini (PLR/TI), va respinta poiché, anche in futuro, lo scopo fondamentale dell'obbligo di prestare servizio deve rimanere quello di garantire l'apporto di personale all'esercito e alla protezione civile. La libera scelta auspicata dall'iniziativa rischia di sottrarre effettivi alla difesa e alla protezione civile, già alle prese con una carenza di militi, ha sostenuto Gianini, secondo cui la priorità in un momento geopolitico come questo va alla difesa, già carente di effettivi. Con la libertà di scelta propugnata dall'iniziativa. "si rischia di assistere a un fuggi fuggi dall'esercito", ha rincarato Lorenzo Quadri (Lega-UDC/TI), secondo cui l'iniziativa rappresenta un "attacco diretto" all'esercito. Inoltre, imponendo ai cittadini l'adempimento di compiti a favore della collettività e dell'ambiente si svilisce l'impegno volontario prestato da molti concittadini nei contesti più diversi e, secondo il PS, si violano disposizioni internazionali contro il lavoro forzato. Per la maggioranza del plenum, in caso di accettazione dell'iniziativa, al mercato del lavoro sarebbe inoltre sottratto un numero doppio di lavoratori rispetto ad oggi. Ciò graverebbe in modo sproporzionato sull'economia con ripercussioni negative sulla competitività della Svizzera e sulle finanze della Confederazione, per non parlare del rischio di dumping salariale e quindi di concorrenza sleale nei confronti delle imprese che non possono o non vogliono impiegare personale a buon mercato, ha sottolineato Quadri. Inoltre, non ci sarebbero abbastanza strutture per accogliere tutte le persone obbligate a prestare un servizio civico, stimate in 70 mila all'anno come indicato in aula dalla "ministra" Viola Amherd. Sarebbe insomma difficile trovargli qualcosa da fargli fare, ha spiegato Quadri davanti al plenum.
I sostenitori dell'iniziativa, invece, credono che sia giunto il momento di pensare il servizio alla collettività in senso più ampio, e non solo limitato alla difesa militare del paese, come affermato in aula da Gerhard Andreay (Verdi/FR). Vi sono altre sfide a livello ambientale e sociale altrettanto importanti: un servizio civico prestato dai giovani non farebbe che aiutarli nel loro sviluppo, accrescendo nel contempo la coesione nazionale, ha sottolineato il deputato friburghese.