Svizzera
Sinti e Jenisch, "La Svizzera è colpevole di crimini contro l'umanità"
©Pablo Gianinazzi
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Ats
un giorno fa
Ieri il Consiglio federale ha preso atto della perizia giuridica sulla persecuzione degli Jenisch e dei Sinti commissionata dal Dipartimento federale dell’interno (DFI) e riconosce che gli atti perpetrati nel quadro dell’opera assistenziale "Bambini della strada" devono essere qualificati "come crimini contro l’umanità" secondo i criteri del diritto internazionale pubblico odierno.

"È una pagina cupa, molto cupa della nostra storia". Così la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha commentato oggi davanti ai media uno studio che qualifica la sottrazione di bambini Jenisch e Sinti alle loro famiglie di crimine contro l'umanità. La responsabile del Dipartimento federale dell'Interno (DFI) ha reiterato, a nome del Consiglio federale, le proprie scuse sincere per un simile trattamento "brutale". Il governo si dice "profondamente dispiaciuto" e addolorato per i destini individuali e collettivi spezzati dei membri di queste comunità, per decenni oggetto di persecuzione ed esclusione a causa del loro stile di vita che non corrispondeva alle norme sociali dell’epoca.

I fatti storici

La perizia giuridica commissionata dal DFI al professor Oliver Diggelmann, titolare della cattedra di diritto internazionale pubblico, diritto europeo, diritto pubblico e filosofia politica all'Università di Zurigo, si basa in particolare sulla - già ampiamente nota - opera assistenziale "Bambini della strada" della Fondazione Pro Juventute. Tra il 1926 e il 1973, ha spiegato la "ministra" giurassiana, i responsabili di questa istituzione, spesso col concorso delle autorità - la Confederazione ha avuto per anni un proprio rappresentante nel Consiglio di Fondazione, ha ricordato - hanno sottratto "brutalmente" circa 600 bambini Jenisch ai loro genitori per collocarli in istituti, case di educazione e famiglie affidatarie, con l'intenzione di spezzare i legami famigliari e agevolarne l'assimilazione. Anche la comunità Sinti è stata oggetto di simili pratiche. Alcuni degli adulti che da bambini erano stati collocati al di fuori della famiglia vennero inoltre posti sotto tutela, internati in istituti, privati del diritto di matrimonio e talvolta sottoposti a sterilizzazione forzata. Oltre a Pro Juventute, ha sottolineato la consigliera federale socialista, erano attive anche organizzazioni caritative religiose e autorità, per cui si possono stimare a circa duemila i collocamenti extrafamiliari.

La svolta

Grazie anche ai media, e in particolare al Beobachter, a partire dagli '70 del secolo scorso queste pratiche furono sempre più oggetto di critiche da parte dell’opinione pubblica e a livello politico si levarono voci che chiedevano l’elaborazione del passato, ha spiegato Baume-Schneider, tanto che, su richiesta del Consiglio federale, nel 1988 e nel 1992 il Parlamento autorizzò lo stanziamento di 11 milioni di franchi per istituire un fondo di riparazione a favore dei "bambini della strada". Nel 2010 e 2013 il Consiglio federale chiese scusa a tutte le persone vittime di misure coercitive a scopo assistenziale e di collocamenti extrafamiliari (oltre 100 mila fra adulti e bambini fino al 1981, fra cui Jenisch e Sinti). Da allora, ha aggiunto la giurassiana, a livello federale sono state proposte e attuate diverse misure per l’elaborazione del passato e il risarcimento delle vittime. Nonostante questi sforzi, però, le comunità Sinti e Jenisch hanno espresso il desiderio di un riconoscimento di quanto subito, ha spiegato la consigliera federale. In particolare, nel 2021 è stato chiesto il riconoscimento del genocidio degli Jenisch e dei Sinti svizzeri nel quadro dell’opera assistenziale di pro Juvenute e di "genocidio culturale".

Crimine contro l'umanità

Ala luce della gravità delle accuse, ha sottolineato Baume-Schneider, è stata commissionata una perizia giuridica a un esperto scelto dalle parti. Lo studio giunge a conclusione che, alla luce del diritto internazionale pubblico odierno, le sottrazioni dei bambini alle famiglie e la distruzione intenzionale dei nuclei familiari allo scopo di eliminare il modo di vita nomade e assimilare gli Jenisch e i Sinti costituiscono un crimine contro l’umanità ai sensi dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, ha spiegato Baume-Schneider. Secondo l’odierna interpretazione del diritto, lo Stato è corresponsabile degli atti commessi, poiché la persecuzione degli Jenisch e dei Sinti non sarebbe stata possibile senza il concorso delle autorità statali di tutti i livelli (Confederazione, Cantoni e Comuni), ha sottolineato la "ministra" dell'Interno.

Non fu genocidio

Secondo la perizia non sono dati i presupposti per il riconoscimento di un genocidio culturale, poiché tale fattispecie non è prevista dal diritto internazionale pubblico, ha spiegato Oliver Diggelmann. Secondo la perizia non sono soddisfatte nemmeno le condizioni per il genocidio in senso stretto, dal momento che non è presente l’intento di distruggere fisicamente o biologicamente un gruppo di persone necessario per la definizione di tale crimine, ha aggiunto l'esperto.

Che fare ora?

Dopo aver preso atto della perizia giuridica, il Consiglio federale ha inviato una lettera alle comunità Jenisch e Sinti nella quale reitera le scuse formulate alle vittime, ha dichiarato Baume-Schneider, spiegando di aver espresso personalmente a queste persone la solidarietà del governo ricordato che quanto accaduto non deve essere dimenticato. Entro la fine dell'anno corrente, ha aggiunto la consigliera federale, il DFI stabilirà insieme alle comunità Jenisch e Sinti se l’elaborazione del passato richieda ulteriori misure oltre a quelle già messe in atto.