
In seno al PS svizzero c'è chi sta riconsiderando la richiesta di abolire l'esercito attualmente presente nel programma del partito. Priska Seiler Graf, presidente della Commissione della politica di sicurezza (CPS) del Consiglio nazionale è favorevole all'eliminazione del passaggio del testo, ma il gruppo parlamentare appare diviso sul tema, riferisce oggi la SonntagsZeitung (SoZ). "Il mio lavoro sarebbe più facile se il PS rivedesse le sue posizioni sulla politica di sicurezza e togliesse la clausola di abolizione dal programma del partito", afferma Seiler Graf in dichiarazioni riportate dal domenicale. "Non c'è praticamente alcun podio da cui non mi viene rivolta l'accusa: 'voi volete in ogni caso abolire l'esercito'".
"Ora sono più favorevole all'esercito"
La 56enne presume inoltre che la maggioranza del PS, vista l'attuale situazione mondiale, sia favorevole ad avere forze armate. Secondo la consigliera nazionale zurighese lo stralcio della disposizione - introdotta nel 2010 su iniziativa fra l'altro del Giovani socialisti, allora guidati da Cédric Wermuth - non è comunque una priorità: nel programma "c'è ancora molto, e non è una legge, ma un principio guida". Seiler Graf dice comunque di essere diventata più favorevole all'esercito: il lavoro nella politica della sicurezza le ha aperto un po' gli occhi e certe opinioni si sono rivelate dei pregiudizi. "Molti dipendenti del Dipartimento della difesa fanno un ottimo lavoro e si impegnano seriamente per la sicurezza del nostro paese", osserva.
Chi è dalla sua parte
Anche la consigliera nazionale bernese Andrea Zryd vuole che il PS adotti una "strategia adeguata alla situazione geopolitica". La 49enne dice di aver sempre creduto che l'esercito sia necessario, ma di ritenere che ora è più vero che mai. La Svizzera ha bisogno di una buona difesa informatica e dello spazio aereo, confida al giornale. La consigliera agli stati Franziska Roth (SO) è stata una delle prime a chiedere una politica del PS più favorevole al grigioverde, dopo l'invasione russa dell'Ucraina nel febbraio 2022. All'epoca fu criticata internamente, ma oggi la sua posizione è meglio ancorata nel partito. Dice di continuare a ricevere reazioni per lo più favorevoli dalla base. "Questa clausola di abolizione viene sempre tirata in ballo: non deve far parte del programma del partito", indica alla SoZ. Il collega di ramo parlamentare Daniel Jositsch (ZH) è sulla stessa lunghezza d'onda: "Oggi nessuno può chiedere seriamente l'abolizione dell'esercito".
E chi sostiene l'abolizione dell'esercito
Al momento non è prevista una revisione del programma, afferma da parte sua il copresidente del PS Wermuth, interpellato dal giornale. Nel gruppo parlamentare ci sono inoltre varie opinioni. Fabian Molina, a sua volta membro della CPS del Nazionale, sostiene la decisione dell'assemblea dei delegati del 2010. L'abolizione dell'esercito è un "obiettivo a lungo termine" ed è ancora valido, argomenta. Questo traguardo sul lungo periodo non gli impedisce di sostenere un esercito il più possibile orientato alla minaccia, "finché ne avremo uno", spiega. Anche Wermuth vuole attenersi al principio di farla finita con le forze armate. Il 39enne riferisce di aver visitato alcuni giorni or sono i luoghi di atrocità commesse dal regime russo in Ucraina. "Più che mai questo ha rafforzato la mia convinzione che sia giusto l'obiettivo a lungo termine di un mondo senza violenza militare". Fino a quando questo obiettivo non sarà raggiunto, sono necessarie la solidarietà con l'Ucraina e "purtroppo anche la difesa militare contro le aggressioni", che il PS sostiene da tre anni, conclude.