
L'iniziativa della Gioventù socialista (GISO) che chiede di tassare le eredità milionarie a favore del clima potrebbe causare mancate entrate fiscali per miliardi di franchi. È l'avvertimento lanciato oggi a Berna da un'ampia alleanza politica e dagli ambienti imprenditoriali.
La proposta
L'iniziativa della GISO "Per una politica climatica sociale finanziata in modo fiscalmente equo" propone un'imposizione del 50% sulle successioni e sulle donazioni superiori a 50 milioni di franchi. Il gettito dell'imposta spetterebbe in ragione di due terzi alla Confederazione e di un terzo ai Cantoni, e dovrebbe essere impiegato in modo vincolato per contrastare la crisi climatica "in modo socialmente equo". Il finanziamento della politica climatica, nelle intenzioni dei promotori, sarebbe assunto dall'1% delle persone più facoltose.
L'avvertimento
Forte di uno studio redatto per l'occasione, Swiss Family Business, piattaforma che riunisce le aziende a conduzione familiare, avverte: se adottata, l'iniziativa potrebbe provocare perdite fiscali annue superiori ai due miliardi di franchi. Secondo l'autore dello studio, Reto Föllmi, professore all'Università di San Gallo, l'introduzione della tassa di successione proposta porterebbe all'esodo di numerose aziende. "In uno scenario medio, quasi il 60%, ovvero patrimoni per 310 miliardi di franchi, andrebbe perso", ha sottolineato.
I possibili scenari
Se tutte le aziende dovessero rimanere in Svizzera, le autorità fiscali incasserebbero circa 5,3 miliardi destinati alla protezione del clima (anno fiscale 2023). Qualora invece le aziende interessate dovessero trasferirsi, le autorità dovrebbero fare i conti con mancate entrate pari a 5,5 miliardi. Per noi, ha spiegato Föllmi, "lo scenario più probabile è quello di un mancato gettito di circa 2 miliardi". A detta dello specialista, "l'attuazione dell'iniziativa sarebbe un enorme esperimento di politica economica, senz'altro interessante per i ricercatori, meno per l'economia svizzera". Le perdite fiscali previste dagli oppositori dovrebbero essere compensate in qualche modo, per esempio attraverso tagli alla spesa o aumenti delle tasse per tutte le famiglie.
Regazzi: "Il comitato per il 'no' si è formato presto"
Contrariamente a quanto affermano i promotori, "l'iniziativa interessa molte persone", ha affermato il "senatore" ticinese del Centro, Fabio Regazzi, fra l'altro membro di Swiss Family Business e presidente dell'Unione svizzera delle arti e mestieri. A causa dell'impatto massiccio dell'iniziativa, ha sottolineato Regazzi alla testa di un'azienda che porta il suo nome da tre generazioni, "e dell'ampia gamma di persone interessate, il comitato per il 'no' si è formato presto". "Raramente un'iniziativa ha suscitato una tale eco così in anticipo prima del voto", ha sottolineato il consigliere agli Stati.
Altri pareri contrari
Secondo l'imprenditrice e consigliera nazionale UDC, Diana Gutjahr, molte piccole e medie aziende non hanno la liquidità necessaria per pagare l'elevata imposta di successione dovuta qualora l'iniziativa venisse accolta. A suo avviso, "un sì alle urne scatenerebbe una vera e propria ondata di vendite tra le medie e grandi imprese familiari". Secondo l'imprenditore Yannick Berner, l'opzione più probabile in un processo di successione per un'azienda svizzera in futuro sarebbe quella di vendere a un compratore straniero. "Le aziende si chiederebbero se vale ancora la pena fare affari in Svizzera", ha dichiarato dal canto suo la consigliera agli Stati dei Verdi liberali, Tiana Moser. La Svizzera diventerebbe uno dei Paesi meno attrattivi a livello di imposizione fiscale, ha avvertito.
de Quattro: "Un attacco all'autonomia finanziaria dei Cantoni"
Per la consigliera nazionale Jacqueline de Quattro (PLR) l'iniziativa rappresenta un attacco all'autonomia finanziaria dei Cantoni. Oltre a ciò, alcuni Cantoni dovrebbero aumentare le imposte del 15% per compensare le perdite fiscali causate dal trasferimento delle aziende. Fra i contrari all'iniziativa figura anche il "senatore" socialista Daniel Jositsch, secondo cui la proposta della GISO mette a repentaglio le basi economiche delle aziende di medie e grandi dimensioni. Dal canto suo, il consigliere agli Stati Damian Müller (PLR) ha chiesto che l'iniziativa venga sottoposta al più presto al giudizio del popolo per porre fine all'incertezza attuale. A suo avviso, un "no" chiaro alle urne è indispensabile per preservare il capitale e la forza innovativa della Svizzera.