Donald Trump sta lanciando una guerra commerciale a suon di dazi, che presto potrebbe avere delle conseguenze anche per la Svizzera. Tutto dipende dalla concretizzazione delle minacce del presidente statunitense che parla di imporre una tassa sui prodotti importati negli States dall'Unione europea. Al momento, va detto, è solo un'ipotesi, ma quali sarebbero le ripercussioni per la Svizzera? Ne abbiamo parlato con Marco Martino, responsabile di Economiesuisse Ticino.
"Bisogna fare una premessa: per valutare le ripercussioni, bisogna prima sapere quali saranno questi dazi e conoscere la regolamentazione. In ogni caso, i dazi renderanno più costosi i prodotti che produce la Svizzera e con un prezzo maggiore, ci sarà una diminuzione della domanda. Significa che difficilmente continueremo a esportare gli stessi quantitativi di merce e questo è un aspetto negativo. Bisogna inoltre considerare che circa il 40% del valore aggiunto della Confederazione è creato all'estero e gli Stati Uniti sono il maggior partner economico di Berna dopo l'Unione europea". Mentre per quanto riguarda le preoccupazioni espresse dal settore farmaceutico, "c'è un aspetto che fa ben sperare: è prassi comune non implementare i dazi sui prodotti farmaceutici, perché i consumatori di base non possono evitare questi costi e dipendono dai loro medicamenti".
Come deve reagire la Svizzera?
"Sostanzialmente ci sono due vie da percorrere: una interna e una esterna. Nel primo caso bisognerà garantire un certo equilibrio delle finanze federali, in modo da poter reagire alle eventuali difficoltà. In questo senso è molto positivo il pacchetto di sgravi presentato recentemente dalla Confederazione, che si concentra soprattutto sulla spesa e non su un aumento delle entrate, quindi di imposte e tasse. Nel secondo caso, invece, bisognerà consolidare ed estendere l'accesso ai mercati del resto del mondo. In altre parole: trovare accordi con altre nazioni per cercare di compensare le perdite che si registreranno con gli Stati Uniti".
Perché è essenziale la via bilaterale con l'Unione europea?
"L'Unione europea è il principale partner della Svizzera, un piccolo paese con un piccolo mercato interno che esporta tantissimo. Un giorno di scambi con l'Ue, ad esempio, vale un anno di scambi con l'Indonesia. I bilaterali sono la via più vantaggiosa per regolare i rapporti con l'Unione europea. Teoricamente ci sono delle alternative, sono tre: l'accordo di libero scambio, ma così facendo di ridurrebbe l'accesso al mercato e quindi andremmo a perdere rispetto ai bilaterali di oggi; l'adesione allo spazio economico, che significherebbe un accesso pressoché completo al mercato europeo, ma saremmo obbligati a riprendere in gran parte anche il diritto e questo potrebbe essere complicato; infine c'è l'adesione, e questo porterebbe alla perdita della sovranità che oggi possiamo vantare. La via bilaterale è una soluzione su misura che noi stessi negoziamo con l'Ue e che è il gruppo di una serie di compromessi".