Domenica 19 marzo è arrivata la notizia: UBS rileva Credit Suisse. Da quel momento sono molte le domande emerse: "UBS non sarà troppo grande?" E ancora: "Ma l'acquisizione era veramente l'unica soluzione possibile?" Per rispondere a queste e ad altre domande oggi l'autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma), ha deciso di incontrare la stampa e chiarire diversi aspetti relativi all'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS.
Uno strappo alla regola
Quello odierno è anche stato il giorno della FINMA. L’autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari ha tenuto un incontro con i media per rispondere alle varie domande emerse sull’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. “La storia più recente dell’ex seconda banca più grande della Svizzera può essere suddivisa in tre fasi”, ha spiegato Marlene Amstad, presidente del CdA della Finma, “un arco pluriennale antecedente al mese di ottobre 2022, il periodo tra ottobre e marzo 2023, il peggioramento della situazione avvenuto in quest’ultimo mese. Permettetemi di fare presente che di norma la FINMA non può rendere conto dei suoi interventi di vigilanza, come ho appena fatto”, ha sottolineato la presidente del CdA. “Molte delle nostre misure, spesso le più severe, non possono essere rese pubbliche. Agire, sfruttare tutti i mezzi a disposizione, ma non poterne parlare pubblicamente fa intrinsecamente parte della vigilanza. In questo caso, tuttavia, vi è una particolare necessità di vigilanza di esporre i fatti più importanti e di rettificare voci e supposizioni. È per questo che siamo qui oggi”.
Le quattro opzioni per salvare Credit Suisse
Il 19 marzo la notizia della fusione con UBS, ma quella non era l’unica soluzione. “Fino al momento della decisione sono state allestite e seguite quattro opzioni: il risanamento, il fallimento del gruppo con attivazione del piano di emergenza, una temporary public ownership (TPO) e un’acquisizione. Tutti piani che erano pronti a essere firmati fino all’ultimo”, ha aggiunto Amstad.
Perché è stata scelta l’acquisizione da parte di UBS
“Nel soppesare attentamente i pro e i contro, le opportunità e i rischi, tutti gli attori coinvolti sono giunti alla stessa conclusione: nella situazione concreta, l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS è la migliore opzione percorribile”, ha spiegato Urban Angehrn, direttore della Finma. "La fusione riporterà la calma sui mercati e riuscirà a evitare un effetto contagio. Non si può dimenticare che Credit Suisse non è una banca qualunque, ma un istituto di rilevanza sistemica. Il suo risanamento avrebbe provocato un rischio di contagio e compromesso la stabilità finanziaria in Svizzera e nel resto del mondo”, ha precisato il direttore.
La nuova UBS “non sarà troppo grande”
Dopo la fusione con Credit Suisse le dimensioni di UBS “saranno la metà di quelle che aveva prima del 2008 rispetto al prodotto interno lordo della Svizzera”, ha sottolineato Angehrn, spiegando che “il regime too big to fail in Svizzera prevede che i requisiti patrimoniali delle banche aumentino in proporzione alle loro dimensioni; quindi, una banca di dimensioni doppie deve detenere più del doppo del capitale. Requisitivi patrimoniali che -dopo un periodo transitorio- si applicheranno a UBS. La Finma li sorverglierà e imporrà”.