Economia
"UBS è impegnata in una guerra di parole sempre più aspra con le autorità svizzere"
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Keystone-ats
2 mesi fa
Lo riferisce il Financial Times, secondo cui vi è un conflitto in corso fra UBS e il trio formato dal Dipartimento federale delle finanze, dalla Banca nazionale svizzera e dall'autorità di vigilanza Finma. Il disaccordo riguarda i piani per rafforzare il sistema finanziario elvetico dopo il tracollo del CS.

UBS è impegnata in un serrato braccio di ferro con le autorità svizzere, in una guerra di parole che si fa sempre più aspra, ma che potrebbe anche essere volta a tener buona la popolazione: lo scrive oggi il Financial Times (FT), che dedica un lungo articolo a quello che viene definito uno scontro fra l'istituto guidato da Sergio Ermotti e l'establishment elvetico, dopo il salvataggio di Credit Suisse (CS). La testata inglese - che in passato si è mostrata ben informata sugli avvenimenti cruciali del mondo bancario della Confederazione - riferisce di dichiarazioni "piuttosto forti" di Ermotti e del presidente del consiglio di amministrazione Colm Kelleher in occasione di riunioni interne. "Il tono generale era che UBS era intervenuta per salvare Credit Suisse l'anno scorso, ma che ora veniva punita", afferma un anonimo partecipante. Ermotti avrebbe anche sostenuto che UBS non dovrebbe pagare il prezzo del fallimento di CS, giudicato una cosa imbarazzante per la Svizzera.

Le due fazioni in disaccordo

Il quotidiano vede insomma un conflitto in corso fra UBS e dal trio formato dal Dipartimento federale delle finanze (DFF), dalla Banca nazionale svizzera (BNS) e dall'autorità di vigilanza Finma. Il disaccordo riguarda i piani per rafforzare il sistema finanziario elvetico dopo il tracollo della sua seconda banca più grande. "Si sta assistendo a un po' di schermaglie da parte di persone che stanno cercando di stabilire la propria autorità", sostiene un anonimo banchiere coinvolto nelle trattative per l'acquisizione di Credit Suisse, citato da FT. Un battibecco pubblico tra nuovi leader che cercano di lasciare il segno. La maggior parte delle persone coinvolte nei quattro giorni di tese trattative che hanno deciso il destino del CS nel marzo 2023, se ne sono infatti nel frattempo andate o (come il presidente della direzione generale della BNS Thomas Jordan) sono in procinto di farlo. La responsabile del DFF Karin Keller-Sutter e Kelleher saranno presto gli ultimi sopravvissuti del gruppo che organizzò l'operazione di soccorso.

L'origine dei dissapori

Il nodo del contendere è rappresentato dai requisiti di capitale di UBS, che il Consiglio federale vorrebbe aumentare. Ermotti e Kelleher avevano detto pubblicamente di non ritenere che i problemi di Credit Suisse fossero dovuti alla mancanza di capitale e avevano sostenuto di essere stati colti alla sprovvista dalle proposte del DFF. Ulteriore benzina sul fuoco era stata gettata da Keller-Sutter, che aveva criticato il compenso di Ermotti, retribuito con 14,4 milioni di franchi nel 2023 per un mandato di nove mesi, cosa che, secondo FT, lo rende il banchiere più pagato d'Europa. Era poi intervenuto il nuovo direttore della Finma, Stefan Walter, che aveva detto di sostenere l'idea di un rafforzamento del capitale proprio (gli analisti hanno parlato di 15-25 miliardi supplementari, cifra che Keller-Sutter ha definito plausibile). Ermotti aveva però replicato il giorno seguente accusando le autorità di aver lasciato fallire Credit Suisse e di non essersi assunte la responsabilità del loro ruolo di vigilanza sulla banca.

È tutta una strategia?

Secondo FT sussiste però anche l'ipotesi che mostrare disaccordo pubblico sia un modo per tenere tranquilla la popolazione, visto che non pochi cittadini ritengono che a UBS siano state concesse condizioni troppo generose nell'ambito del salvataggio di CS. "UBS ha ricevuto un regalo incredibile, l'affare del secolo", dichiara un consulente bancario interpellato dal foglio della City. "Ora il Governo sta subendo le pressioni dell'opinione pubblica elvetica per far sembrare che non sia stato un grande affare". A suo avviso alla fine UBS avrà la regolamentazione che potrà sostenere, con requisiti patrimoniali inevitabilmente più elevati. Anche il banchiere che ha lavorato all'acquisizione di Credit Suisse è convinto che una soluzione sarà trovata. "C'è un sacco di ostentazione in corso, ma alla fine prevarrà il buon senso: si incontreranno nel mezzo", conclude.

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