
In Ticino ci sono 9 nuovi team con cani da terapia pronti ad iniziare le proprie attività presso diversi enti e istituzioni del Cantone - come case per anziani, istituti per disabili e cure palliative - per migliorare la qualità di vita degli utenti. Gli amici a quattro zampe si chiamano Dharma, Kumo, Tracy, Dana, Hope, Tessa, Sin, Ziva e Sasha e, insieme ai loro padroni (nella termologia tecnica si chiamano conduttori), hanno frequentato un corso di formazione dell'associazione Cani da Terapia Ticino e Moesano, superando con successo test teorici e pratici. I nuovi binomi (conduttore-cane) hanno ricevuto negli scorsi giorni a Melide gli attestati e possono dunque essere impiegati presso diverse strutture, regalando sorrisi e momenti di spensieratezza agli utenti. Momenti che sono sempre molto apprezzati e sempre più richiesti. “La lista d’attesa è lunga. Ci sono numerose strutture interessate a fare attività con cani da terapia”, ci spiega Luana Obrecht, segretaria dell’associazione. Associazione che è presente in Ticino dal 2012 e che dal 2022, dalle ceneri della ex scuola DELTA cani da terapia, si è costituita come associazione senza scopo di lucro. Sia gli organizzatori che i team svolgono dunque le attività su base volontaria. Ma come funziona esattamente e a chi è rivolto il corso di formazione?

Come funziona il corso
Il corso di formazione, proposto una volta all’anno, è rivolto a tutti i detentori di cani interessati e motivati a svolgere delle attività con il proprio animale. Non ci sono distinzioni di razza o di dimensione, spiega Obrecht. “Il cane deve avere minimo due anni e avere una buona interazione con il proprio proprietario, essere ben educato e socializzato. Un cucciolo, invece, non è ancora idoneo. L’attività inizia in forma molto “leggera”, ludica, conoscitiva e di contatto. Si svolge sempre in due, si parla dunque di team: cane e conduttore. Per chi è interessato prima di ogni corso organizziamo una serata informativa in cui forniamo tutti i dettagli per quanto riguarda la formazione e l’impegno: si tratta di quattro weekend intensivi. C’è la parte teorica, ma soprattutto pratica in cui si impara anche l’interazione con l’utenza. Un test di idoneità viene effettuato prima del percorso per vedere se il team è pronto a seguire la formazione. Infine, c'è un test scritto e una valutazione finale pratica per confermare l'idoneità del team a svolgere attività assistite con l'animale”. Non si tratta di un’istruzione cinofila, ma piuttosto di pet-therapy, precisa Obrecht. “I cani vengono confrontati con situazioni insolite e con interazioni particolari, per esempio con persone fragili, con disabilità o con chi soffre di autismo”.
Come avviene l’impiego presso le strutture
L’associazione “lavora” con diverse strutture, proponendo attività assistite dall’animale senza fini terapeutici professionali. “Iniziamo con attività di tempo libero che nella loro semplicità offrono già moltissimo, ma spesso collaboriamo con gli operatori come specialisti in attivazione, fisioterapisti, infermieri, etc che ci chiedono delle modalità più mirate a sostegno degli utenti. Le interazioni sono diverse a dipendenza degli ospiti delle strutture. A volte sono gli stessi istituti che ci chiamano: c’è un grande passaparola nelle case anziani. Oppure anche foyer e atelier con disabili. Ma può anche essere che sia lo stesso team a fare richieste particolari e poi noi prendiamo i contatti. Essendo volontari si evita di fare lunghi tragitti. Al centro c’è sempre la tutela della salute del cane”. L’approccio all’interno della struttura avviene poi in modo graduale. “Siamo presenti nella fase di accompagnamento e per aiutare il team ai primi incontri con l’utenza. In seguito, “lavora” in modo indipendente con un operatore della struttura. C’è sempre un responsabile per la persona, mentre noi siamo responsabili per i nostri cani”. Raramente ci sono stati problemi con l’utenza, ci spiega ancora Obrecht. “È importante che il cane mostri un atteggiamento equilibrato senza alcun segno di aggressività. Durante la formazione dedichiamo una parte molto importante alla “lettura dei segnali di disagio o di stress” che il cane può esibire, il conduttore è quindi “istruito” a trovare delle soluzioni alternative o sospendere l’attività se l’intervento quel giorno non funziona”.
Esperienze che segnano
Le testimonianze sia da parte dei team che dell’utenza è più che positivo. Negli anni si è riscontrato un aumento degli iscritti al corso e la richiesta da parte delle strutture è notevolmente aumentata. “Il riscontro è positivo, soprattutto in case per anziani e disabili”, sottolinea ancora Obrecht. “Avere un cane al guinzaglio in autonomia (utilizziamo un doppio guinzaglio), per gli utenti vuol dire moltissimo, aumenta l’autostima. Tanti anziani, anche con rigidità nelle mani, adorano accarezzare o spazzolare l’animale, lanciargli la pallina o dargli il biscotto. Durante le giornate sono spesso soli, il cane si lascia coccolare e toccare, non fa domande e li accetta per come sono, spesso parlano al cane e raccontano del loro passato, come ad un amico. È un’interazione in cui gli anziani non vengono giudicati e che dà tantissimo. Vediamo sempre tanti sorrisi e gioia”. Stando a Erminia Negri, presidente dell’associazione, la domanda più ricorrente degli ospiti delle strutture è: “Ma quando tornate ancora? L’attesa della nostra visita, dove con il nostro cane portiamo momenti di spensieratezza, ci riempie il cuore”.