Giornata di porte aperte ieri sul Monte San Giorgio per festeggiare il 100esimo anniversario dalla prima campagna di scavi scientifici, che hanno poi permesso di scoprire un sito d'importanza mondiale, divenuto nel 2003 patrimonio dell'Unesco, che permette di ricostruire il contesto ambientale marino e terrestre di oltre 200 milioni di anni fa.
Un po' di storia
Una storia iniziata 100 anni fa quella degli scavi scientifici del Monte San Giorgio, voluti per ricostruire la terra di oltre 200 milioni di anni fa. Dai primi fossili trovati grazie allo sfruttamento industriale della roccia, negli anni sono state condotte svariate campagne e dal 2012 si è iniziato a esplorare anche negli strati di Sceltrich, aperti oggi al pubblico. "C'è un vero e proprio tesoro nascosto sotto i nostri piedi, che testimonia un ambiente di vita diverso, ai tempi dove il San Giorgio era un bacino di mare subtropicale", ricorda il site manager Daniele Albisetti. "È una sorta di puzzle che stiamo scoprendo di anno in anno, aggiungendo sempre nuovi tasselli per avere una idea completa di come vivevano quegli animali del Triassico medio, 240 milioni di anni fa. Il bacino non distava molto dalla terra ferma e alcuni animali venivano trascinati al suo interno e si depositavano lì, poi abbiamo anche dei resti vegetali".
Il paleontologo: "Il nostro lavoro quotidiano"
Il paleontologo Lorenzo Ridolfi illustra a Ticinonews come si lavora, in concreto, sul sedime. "Stiamo scavando in maniera sistematica questa roccia, per cercare di recuperare più fossili. Stacchiamo le lastre di roccia, le osserviamo in superficie, sia sopra che sotto, per vedere se sono presenti dei fossili poi li spezzettiamo in blocchi più piccoli e in sezione, aiutandoci con lenti e visori, vediamo se troviamo delle ossa. In questi giorni siamo stati fortunati, abbiamo rinvenuto una decina di pesci anche di grandi dimensioni e anche alcuni più piccoli, molte piante, ma nessun crostaceo".
Non contano solo le dimensioni
Non conta, però, solo la grandezza: "Qualsiasi fossile è importante dal punto di vista scientifico", aggiunge l'esperto. Ma, come ricorda Albisetti, "cento anni orsono si trovavano soprattutto rettili marini di grandi dimensioni e succedeva di non dare la stessa importanza a insetti o ritrovamenti più piccoli. Invece, negli anni sul Monte Sam Giorgio si sono ritrovati fossili davvero rilevanti anche tra di essi". L'evoluzione è insomma ben visibile anche nei metodi di approccio.