![©Chiara Zocchetti](https://dexter-cdn01.gruppocdt.ch/ticinonews/stories/2025/02/05/960x640/50a9af8b-3a96-4c12-9b39-6c3640af9bed.jpeg)
“Se c’è la volontà politica, le cose si possono fare”. È questa una delle chiavi che sbloccherà il futuro della cultura indipendente sulle rive del Ceresio, come spiegatoci da Noah Sartori, co-presidente dell’Associazione Morel nelle scorse settimane. A Lugano qualcosa si sta muovendo e la Città ha creato un tavolo di lavoro con gli esponenti della scena culturale indipendente con l’obiettivo di trovare una o più proposte di spazi condivisi e realisti. “Tra qualche mese vorremmo presentare in Municipio un progetto concreto, che -se approvato- passerà sui banchi del Consiglio comunale”, ci spiega Roberto Badaracco, capodicastero Cultura della Città. “L’idea è di avere un piano condiviso da tutti e fino ad oggi siamo soddisfatti della strada intrapresa, perché coinvolge e coinvolgerà tutte le parti coinvolte: scena indipendente, esecutivo e legislativo”.
“In questo momento la palla è nel campo del Municipio”
Visto che l’ultima parola spetterà al Consiglio comunale, abbiamo coinvolto tutti i capigruppo per capire come intendono porsi sul tema, quindi se aspettare una proposta dell’esecutivo o presentarne una. “Al momento”, ci dice Lukas Bernasconi (Lega dei Ticinesi), “la palla è nel campo del Municipio”. Dello stesso parere Tiziano Galeazzi (Udc-Udf): “Attendiamo che le parti (rappresentanti della cultura indipendente e Municipio) si trovino e presentino qualcosa al legislativo”.
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“Il dialogo avviato tra le parti è sicuramente la via più costruttiva ed efficace per affrontare il problema”, ci spiega Lorenzo Beretta-Piccoli (Centro), aggiungendo che “il risultato delle discussioni dovrebbe sfociare in un messaggio con una richiesta di credito per adeguare degli edifici. Se la proposta sarà convincente, non mancheremo di sostenerla”. Ad “aspettare speranzosi qualche sviluppo” è anche La Sinistra, con Nina Pusterla che spiega come al suo gruppo “piacerebbe che si smettesse di parlare di problema: la destinazione di spazi e luoghi pubblici per la creazione culturale è un tema, culturale sociale e politico. Esso non è stato affrontato per molto tempo, perché per molto tempo è stata negata la legittimità professionale della cultura indipendente; oggi invece questa tematica ha l'opportunità di entrare nell'agenda politica del corto-medio termine: noi abbiamo alcune idee, che senza dubbio proporremo al Municipio qualora nuovamente non si ponesse in maniera proattiva riguardo alla tematica”.
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“In questa fase, in cui il tema si è affermato nel dibattito pubblico ed è aperto un tavolo di lavoro tra Città, associazioni e attori culturali interessati, non sta ai partiti proporre possibili soluzioni al Municipio”, aggiunge Danilo Baratti (Verdi), spiegando che “sarà sulle proposte dell’esecutivo che bisognerà esprimersi, poi si vedrà”. Negli ultimi anni, continua, “non sono mancati atti parlamentari volti a portare l’attenzione su questo tema, ma è soprattutto la forza di quanto si muove dal basso – di chi produce cultura indipendente e di chi la segue – a determinare un cambiamento di percezione, di consapevolezza, di volontà politica, da parte di chi governa la città. Ed è quello che sembra essere successo con il successo (verbo e sostantivo) della Straordinaria”.
“Autogestione e cultura indipendente non solo la stessa cosa”
Parlando di cultura indipendente, però, è facile confonderla con l’autogestione. Un altro tema caldo in riva al Ceresio, dopo i fatti avvenuti a fine maggio 2021, quando la polizia sgomberò il Csoa Molino e poco dopo le ruspe entrarono in azione e demolirono lo stabile. “Il nostro gruppo rispetta le richieste di movimenti brillanti, che vogliono far crescere la divulgazione e la mediazione culturale sul Ceresio”, dice Natalia Ferrara (Plr-Pvl), aggiungendo che “autogestione e cultura indipendente non sono la stessa cosa, ed è importante uscire da questo vicolo cieco dei pregiudizi e cercare delle soluzioni insieme su nuove strade".
"Allo stesso tempo, però, bisogna imparare che nulla è gratis, che anche le migliori idee devono avere i piedi per terra prima di prendere il volo e che il tema dei finanziamenti non può essere lasciato per ultimo. Insomma, gli spazi, in fondo, sono il minore dei problemi”. Un tema, quello dell’autogestione, toccato anche da Dario Petrini (Avanti con Ticino&Lavoro). “Per ora non ci siamo chinati sul problema ‘ricerca spazi’, anche perché mettere a disposizioni spazi tanto per dire di averlo fatto non va bene. Gli spazi, a cui la cultura indipendente dovrebbe avere accesso, devono assolutamente garantire la massima sicurezza, quindi rispettosi degli standard di sicurezza che tutti i luoghi pubblici di aggregazione rispettano, come ad esempio le direttive antifuoco e quelle sui sistemi di sicurezza”. Per Petrini “è comunque chiaro che una soluzione dal cilindro dovrà uscire”.
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E qui anche il capogruppo di Avanti con Ticino&Lavoro tiene a fare una puntualizzazione: “Non va mescolata, tantomeno confusa, la cultura indipendente con l'autogestione. In altre città svizzere la cultura indipendente funziona molto bene, con regole e direttive ben definite. A Lugano c'è ancora una zona grigia, in cui si rivendica la cultura indipendente, ma alle condizioni poste dall'Autogestione. Fintanto che si continuerà a non volersi sedere ad un tavolo (responsabili entrambi gli interlocutori, cioè Municipio e CSOA, per quanto riguarda la cultura indipendente) non se ne arriverà a una”.
A Lugano c’è spazio per la cultura indipendente?
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“Non esiste solo il Lac, è giusto che a Lugano ci sia spazio anche per la cultura indipendente”, ci spiega Lukas Bernasconi (Lega dei Ticinesi). La Lega, aggiunge, “ha già dimostrato di essere aperta a progetti di cultura indipendente, a condizione che siano seri e che ci siano rispetto e professionalità”. Il Municipio “è cosciente che i giovani sentano la necessità di avere dei propri spazi e sta valutando delle soluzioni a favore della cultura indipendente. Noi chiediamo che questi spazi siano messi a disposizione attraverso dei concorsi, così che l’opportunità sia data a tutti gli interessati”. Inoltre, aggiunge Bernasconi, “questi spazi dovranno essere gestiti con regole molto chiare. Il modello del Molino deve essere superato a favore di una collaborazione attiva tra la Città e le associazioni culturali”.
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Per Lorenzo Beretta-Piccoli (Centro) “a Lugano, ma più in generale in Ticino, c’è un chiaramente un deficit di spazi dedicati alla cultura indipendente” e “il grande successo riscontrato nel 2023 dalla Straordinaria Tour Vagabonde dimostra che c’è una domanda per una cultura meno istituzionale”. Per questo “sarà importante che anche la cultura indipendente possa ritagliarsi uno spazio nell’offerta cittadina e in questo Lugano può sicuramente fare la sua parte”.
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La rivendicazione di spazi degli esponenti della cultura indipendente “sono legittime”. A Lugano, continua Nina Pusterla (La Sinistra), “deve assolutamente essere creato lo spazio fisico e valoriale per la cultura indipendente”. Questo “perché in una realtà urbana il fermento artistico e culturale deve avere la possibilità di esprimersi e svilupparsi”. Per Pusterla “ciò significa che sostegno economico, risorse e spazi fisici devono essere desinati ad essa; solo in questo modo i professionisti -operatori culturali ed esponenti del mondo artistico, in tutte le sue forme- potranno lavorare sul territorio e veder riconosciuta la loro professione, con evidenti ricadute positive per tutta la popolazione: migliore conoscenza delle realtà culturali, sviluppo delle professioni anche in ottica di orientamento professionale e di integrazione dei giovani, nuove occasioni di aggregazione sociale, apertura degli orizzonti collettivi”.
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Il gruppo Udc-Udf “per ora lascia che sia il Municipio a valutare il tema ed eventualmente proporre le proprie intenzioni al Consiglio comunale”, afferma Tiziano Galeazzi (Udc-Udf). In ogni caso il suo gruppo “una certezza ce l’ha: se ci dovessero essere degli spazi proponibili, vanno stipulati degli accordi ben chiari, affitti compresi, come richiesto a qualsiasi altra associazione presente sul territorio”. L’Udc-Udf, precisa il capogruppo, “non è contraria alla cultura alternativa, ma le regole devono essere uguali per tutti, in modo da non favorire o sfavorire qualcuno”.
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“Da tempo”, spiega Natalia Ferrara (Plr-Pvl), “l’attenzione è alta, concretamente si stanno già cercando delle soluzioni per rispondere alle richieste di alcune associazioni”. Richieste “non banali ma neanche così semplici da soddisfare. Il nostro gruppo segue da vicino ed è pronto a prendere delle decisioni di fronte a un piano lungimirante, che possa davvero affermare la realtà della cultura indipendente in Città”. Ma il tema, precisa Ferrara, “non è quello di trovare degli spazi, non è una questione di luoghi, siamo sicuri che a Lugano vi siano soluzioni interessanti. Piuttosto bisogna capire attorno agli spazi come possano svilupparsi progetti, finanziamenti e soluzioni durature che creino reale valore aggiunto al panorama culturale della Città”.
Lugano, continua, “offre già un vastissimo programma di attività culturali, bisogna capire che cosa manca e come può essere sostenibile anche dal punto di vista economico. Se ‘indipendente’ significa deciso autonomamente ma finanziato per lo più dell’ente pubblico, bisogna fare una discussione franca. Tante associazioni hanno buone idee a favore della Comunità, ma non ricevono spazi, sostegni economici ecc. Bisogna mettere sul tavolo tutto quanto Lugano spende – non solo per la cultura, anche in altri ambiti – e capire se il sistema di distribuzione delle risorse è ancora al passo coi tempi. Non si può sempre aggiungere qualcuno alla lista dei beneficiari di fondi pubblici, bisogna anche chiedersi se e quali attività sono ancora meritevoli, se, insomma, il denaro di tutti noi è davvero investito nel migliore dei modi”.
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Anche i Verdi “ritengono legittime le rivendicazioni di spazi degli esponenti della cultura indipendente e anche in passato il Partito si è già espresso in merito, ad esempio sostenendo la Carta della Gerra”. A Lugano, dice Danilo Baratti, “gli spazi fisici ci sarebbero e basterebbe metterli a disposizione, il problema sta nella volontà di farlo, e di farlo in tempi non biblici e senza regole asfissianti. Più che altro non sembrava esserci finora lo ‘spazio mentale’”. La Straordinaria, però, “almeno sul piano del dibattito politico ha smosso qualcosa: l’autorità comunale, per bocca di Roberto Badaracco, si è dimostrata più attenta, si sono avviati contatti formali con il mondo creativo indipendente, anche se per ora non è ancora apparso nulla di concreto. Si aspetta il messaggio municipale ventilato in più occasioni dal capodicastero della cultura”.
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La rivendicazione di spazi, afferma Dario Petrini (Avanti con Ticino&Lavoro), “è più che legittima, ma purtroppo gli spazi a Lugano utilizzabili per la cultura indipendente non sono moltissimi, e non sempre collocati al posto giusto”. Inoltre, aggiunge, “va sottolineato che spesso gli esponenti della cultura indipendente hanno avanzato delle proposte e delle pretese a tale proposito non sempre realizzabili”. Ma “l’esistenza della cultura indipendente dipende non solo dagli spazi, ma anche dalle modalità, dagli approcci, dal rispetto di regole di vita sociale imprescindibili”.
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Sul tema abbiamo interpellato anche Tamara Merlo, unica esponente di Più Donne nel legislativo luganese. Per lei, “mancano spazi di espressione cultura e artistica”. A Lugano, inoltre, “c’è la tendenza a voler fare le cose troppo in grande e questo allunga i tempi, fa crescere i costi, complica la vita e taglia fuori la cultura popolare e alternativa”. Una cultura che “per essere viva deve anche potersi esprimere al di fuori dei sentieri già battuti e che per esprimersi non ha solo bisogno di un palco, ma anche di luoghi dove nascere, esercitarsi e confrontarsi”. L’ideale, aggiunge, “sarebbe avere a Lugano qualcosa come la Filanda di Mendrisio: un vero luogo di incontro intergenerazionale, aperto e stimolante”. Ma “come sempre, alla base di tutto serve la volontà politica e la capacità di collaborare nel trovare soluzioni concrete. Anche piccole e semplici, purché rapide, sparse sul territorio e inclusive per tutte le età”.