Ticino
Abusi sessuali nella Chiesa, de Raemy: "Alcune vittime si sono fatte avanti"
Redazione
un anno fa
Si sono concluse ieri sera a Balerna le sei serate dedicate al tema degli abusi sessuali nella Chiesa. Incontri voluti dal vescovo ad interim Alain de Raemy. Ad accompagnarlo in questo percorso Myriam Caranzano, già direttrice dell’ASPI, che ha portato la sua esperienza in tema di abusi e di violenza sui minori.

“È un piacere essere con voi nonostante l’argomento non faccia piacere. Ma la verità va affrontata, allora vogliamo parlare di verità anche per quelli che, in tema di abusi, la verità non l’hanno potuta esprimere”. Ha esordito così Alain de Raemy, vescovo ad interim, nell’ultima delle sei serate svoltesi nei vicariati del nostro Cantone per parlare dello studio dell’Università di Zurigo che ha fatto emergere gli abusi sessuali all’interno della Chiesa. In una sala gremita, con oltre 150 persone presenti, a Balerna si sono così conclusi questi incontri necessari secondo l’Amministratore apostolico. 

“Una sofferenza condivisa”

“È stato comprovato che le persone erano molto felici di poterne parlare, e non rimanere con la loro sofferenza”, ci dice il vescovo ad interim, spiegando che infatti sono tante le vittime che hanno voluto raccontare un dolore purtroppo condiviso. “C’è poi anche preoccupazione per il fatto che questo genere di cose possa sempre accadere; era quindi importante parlarne, perché c’è stato troppo silenzio fino ad ora, come se la soluzione fosse trattare il problema come un tabù”, ci dice sempre de Raemy.

Molti gli interventi

Gli interventi da parte dei presenti sono infatti stati numerosi, a riprova del fatto che di parlarne ce n’era effettivamente bisogno. Una sala piena non solo ieri sera, ma anche in tutti gli altri incontri in cui si è sempre superato il centinaio di persone: un bilancio dunque positivo, non solamente per il numero di presenze. “Alla fine di ogni serata tutti hanno sempre ringraziato per aver avuto questa possibilità, così come quella di avere maggiori chiarimenti sul perché i vescovi hanno condotto questo studio, su come si è svolto e sui prossimi passi”.

Un appello alle vittime che ha trovato risposte

L’appello alle vittime di farsi avanti, lanciato dal vescovo ad interim dopo i risultati dello studio, ha trovato risposta non solo nelle serate organizzate, ma anche privatamente. “Questo appello è stato ascoltato ed è bello vedere e sapere che è cresciuta la fiducia, e speriamo che possa continuare così. In questo senso, abbiamo tanto rispetto verso le persone, al punto che – per ora – non forniamo nemmeno le cifre”.  

Un discorso affrontato sempre più liberamente

Quello degli abusi sessuali è un tema delicato che tuttavia va affrontato e da cui Alain de Reamy non si è sottratto. Il vescovo ad interim è inoltre lieto che la Chiesa ne parli sempre più liberamente. “Il fatto che si parli apertamente anche dell’educazione sessuale rappresenta un grande progresso, così come il fatto di parlare dei problemi in generale”. Dopo queste serate non ci si vuole però fermare, bensì cercare di allargare sempre di più le collaborazioni. “In Diocesi c’è il progetto delle reti, ovvero il fatto che diverse parrocchie riflettano insieme, così come con i giovani, con gli ospedali e con tutti i livelli di reti pastorali”, ha concluso de Raemy.

Caranzano: "Il silenzio non aiuta, è importante parlare"

In questo percorso, come detto, ad accompagnare de Raemy c'era Myriam Caranzano, già direttrice della Fondazione Aiuto, Sostegno e Protezione dell'Infanzia (ASPI). "È molto importante parlare di abusi sessuali", ha spiegato a Ticinonews. "Se non se ne parla chi commette queste azioni continua a farle e chi le subisce pensa che non esista modo di difendersi. Se la società intera capisce che il problema riguarda tante persone diventa possibile, sia per le vittima, sia per gli autori, parlare di quanto accaduto".

Le conseguenze

Per le vittime "le conseguenze di questi atti sono molto gravi. Diversi studi mostrano che il tasso di suicidi tra chi ha subito abusi sessuali è fino a tre volte maggiore rispetto al resto della popolazione. Non solo, ci sono problemi di salute mentale, depressione, ansia, psicosi, ma anche a livello somatico. Allergie, diabete e problemi cardiovascolari possono anche essere legati a violenze subite durante l'infanzia".

La prevenzione

Ai bambini "bisogna lanciare un messaggio: il corpo è tuo, decidi tu come, dove, quando e da chi vuoi essere toccato oppure no. Ci sono anche le parti private del corpo, queste sono tutte quelle coperte dal costume da bagno. Noi adulti a volte dimentichiamo che ci sono parole difficili da comprendere per i più piccoli. Parliamo di parti intime, ma questo cosa significa per i più giovani? Parlando di costume da bagno si è molto più chiari e qui va introdotta una regola: nessuno può toccarle, fotografarle, filmarle o giocarci. È proibito. Se qualcuno non rispetta il divieto bisogna parlarne con qualcuno. Già questo può fare la differenza", ha concluso Caranzano.