Ticino
“Ai giovani non serve un carcere minorile”
Marco Jäggli
3 anni fa
Il Coordinamento contro il Centro educativo minorile chiuso scende in campo contro il progetto, che potrebbe essere in dirittura d’arrivo in Gran Consiglio: “Si parla di letti con le cinghie e isolamento, bisognerebbe potenziare le strutture esistenti”

Il credito al Centro educativo chiuso per minorenni, previsto ad Arbedo-Castione, sembra in dirittura d’arrivo: la bozza del rapporto in merito sarebbe quasi pronta, con una possibile approvazione da parte del Parlamento nei prossimi mesi. Nell’imminenza della possibile approvazione del credito da 3 milioni e 345 mila franchi, il Coordinamento Contro il Centro educativo minorile chiuso torna ad attaccare il progetto, definito “un carcere minorile” e si dice allibito “di fronte alla totale ignoranza delle criticità emerse e delle contestazioni sostanziali da parte di una qualificata coorte di professioniste, professionisti del settore, cittadine e cittadini nonché dal nostro coordinamento”. Coordinamento che ricorda inoltre che nel 2018 “circa 500 operatori sociali del Canton Ticino hanno firmato una petizione di opposizione alla creazione di tale inutile struttura”. Per questo in una nota odierna, “nell’imminenza di una decisione orfana di elementi probanti”, si è voluto ribadire i punti “per cui si invita accoratamente il Parlamento a rigettare il progetto CECM”.

“80% di recidive nelle carceri”
I contrari ricordano inoltre che le politiche carcerarie generano l’80% di recidive, mettendo in dubbio la validità del centro. Inoltre, secondo il Comitato, le specifiche del progetto, che lo ricordiamo sarà privatizzato e probabilmente affidato alla Fondazione Vanoni, significa mettere il primo tassello alla privatizzazione della carcerazione. “È quello che vogliamo?”, chiedono i membri nel comunicato, “le problematiche iscritte nelle politiche giovanili, non meritano un approccio diverso da quello repressivo a scapito di quello educativo? Vi sembra normale prevedere misure di contenimento che contemplano l’isolamento e il fissaggio al letto con delle cinghie (modalità per altro abolite in ambito psichiatrico) quali ‘strumenti educativi’?”

“I ragazzi usciranno più arrabbiati di prima”
Per i contrari dunque “il centro chiuso determinerà l’esclusione più radicale dei giovani dal tessuto sociale. La maggior parte di loro vivrà male tale intervento e quando uscirà sarà più arrabbiata di prima, perdendo così ulteriore fiducia negli adulti con la conferma che la rete sociale di protezione non sarà stata di loro aiuto”. Piuttosto, si legge, andrebbe potenziata la capacità di accoglienza delle strutture già esistenti, che con l’introduzione del Cecm potrebbero inoltre essere tentati di “liquidare” i casi più problematici affidandoli a questo centro invece di aiutarli direttamente.

“Altri Cantoni hanno già lasciato perdere”
Il Comitato ricorda che, proprio questi casi problematici sono già presi a carico dal Cantone grazie a strutture oltre Gottardo, ma “i casi sono pochi” e si vorrebbe privilegiare un altro tipo di situazioni “più rispettoso del loro divenire”, con una politica di accoglienza e sostegno grazie all’aiuto di educatori specializzati. Inoltre, si specifica infine, “è utile ricordare che diversi Cantoni svizzeri tedeschi e francesi, con l’intenzione di realizzare centri chiusi simili, vi hanno rinunciato per motivi simili a quelli da noi elencati”.

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata