Parlamento
Apertura dei negozi, luce verde dal Gran Consiglio
© CdT/ Chiara Zocchetti
© CdT/ Chiara Zocchetti
Redazione
2 anni fa
Il Gran Consiglio ha approvato l'iniziativa PLR, che chiede di modificare la legge sull'apertura dei negozi. Censi (Lega): "L'iniziativa non stravolge nulla". Sirica (PS): "Una pesante liberalizzazione". I sindacati pronti al referendum.

I negozi in Ticino potranno beneficiare di maggiori libertà in termini di orari di apertura. Il Gran Consiglio ha approvato a maggioranza l’iniziativa PLR che chiedeva di modificare la relativa Legge. L’iniziativa è stata approvata con 51 voti favorevoli, 31 contrari e 1 astenuto. Tra i sostenitori Lega, UDC e parte de Il Centro/PPD. 

Cosa cambierà

L'iniziativa chiede sostanzialmente tre cose: prolungare l’orario d’apertura dei commerci fino alle 19:00 durante i festivi non parificati alla domenica; aumentare da tre a quattro le aperture domenicali all’anno; aumentare il numero dei negozi che possono richiedere deroghe nelle località turistiche (la superficie dei negozi che possono tenere aperto la domenica nelle zone turistiche sarà portata da 200 a 400 metri quadrati).

Il dibattito in aula

"La logica è quella di aiutare l'economia e la vitalità del territorio attraverso la possibilità di poter lavorare", ha sottolineato il primo firmatario e presidente del PLR Alessandro Speziali. "È la via maestra per affrontare le difficoltà rispetto alla politica dei sussidi, che non può essere una stampella o una soluzione permanente". Per quanto riguarda la questione dei lavoratori, sollevata dai sindacati, Speziali ha ricordato che "non si tratta di oltraggiare i lavoratori. Siamo convinti che molti datori di lavoro sfrutteranno questo nuovo margine per aumentare le percentuali d'impiego o creare posti di lavoro, rispettando meticolosamente le leggi a tutela degli impiegati, che sono anche loro la linfa del commercio".

A fargli eco il relatore del rapporto di maggioranza Andrea Censi (Lega). "Questa iniziativa non stravolge nulla. Si tratta di una risposta alle esigenze attuali della nostra società. Opporsi a queste timide liberalizzazioni non penalizza solo gli imprenditori. Votare il rapporto di minoranza significa opporsi al lavoro, ai lavoratori e alle lavoratrici. La domenica supplementare permette la creazione di 20-25 posti di lavoro aggiuntivi. Parliamo di una domenica all'anno: le rivoluzioni, penso, hanno un tenore differente".

Diametralmente opposta la posizione di Fabrizio Sirica (PS), relatore del rapporto di minoranza: "Quello che vuole essere dipinto come qualcosa di leggero, in realtà è una pesante liberalizzazione. L'ho definito un cavallo di troia: sembra qualcosa di piccolo ma all'interno contiene ben altro". Sirica si è soffermato in particolar modo sulla metratura, che da 200 passa 400. "Non significa una domenica in più, significa tutte le domeniche dell'anno nella maggioranza dei comuni ticinesi (sono 66 quelli che possono richiedere le deroghe, anche se va fatta una distinzione tra quella estiva e invernale). Si sta parlando di una liberalizzazione della vendita durante la domenica. Non è una modifica di poco conto, è quella più incisiva. Questa società non è progresso: è più malattia, più burnout, più accelerazione, più tempo di lavoro non scisso dal tempo di riposo. Questo non è progresso".

Tira aria di referendum

Sulla decisione odierna non è detta l’ultima parola. La sinistra e parte del mondo sindacale non hanno infatti escluso di lanciare il referendum. Tre rappresentati del sindacato Unia hanno osservato il dibattito dalle tribune dal Gran Consiglio e Ticinonews ha avvicinato Chiara Landi. "Noi combatteremo ogni tentativo di peggioramento delle condizioni di lavoro", ha sottolineato la sindacalista. "Il referendum è sul tavolo, domani sera il sindacato prenderà la decisione formale". Per quanto riguarda il dibattito in aula, Landi si è detta delusa e amareggiata. "In questo dibattito gli interessi dei lavoratori non sono stati presi minimamente in considerazione e questo è assurdo". Una conferenza stampa è già stata convocata giovedì 20 ottobre da Unia e Ocst, durante la quale prenderanno posizione sulla prevista estensione del lavoro domenicale e festivo.