Ticino
Aperture domenicali dei negozi: l’ora della verità si avvicina
© CdT/Chiara Zocchetti
© CdT/Chiara Zocchetti
Thomas Schürch
2 anni fa
Tra gli oggetti in votazione il 18 giugno è uno di quelli che ha fatto maggiormente discutere in questi mesi, dividendo la politica e in parte gli stessi commercianti. A pochi giorni dal voto, Ticinonews ha preparato un riassunto del tema.

Prolungare l’orario di apertura dei commerci fino alle 19 durante i festivi non parificati alla domenica; aumentare da tre a quattro le aperture domenicali all’anno; estendere la possibilità di apertura domenicale ai negozi nelle zone turistiche con una superficie fino a 400 metri quadrati. Sono queste le richieste dell’iniziativa PLR per la modifica della legge sull’apertura dei negozi del 23 marzo 2015 su cui il popolo ticinese sarà chiamato a esprimersi domenica.

Il “sì” del Parlamento e il successivo referendum

L’iniziativa, lo ricordiamo, è stata approvata dal Gran Consiglio il 18 ottobre 2022 con 51 voti favorevoli, 31 contrari e 1 astenuto. Tra i sostenitori figuravano Lega, UDC e parte del Centro. Contro la modifica della legge cantonale è stato poi lanciato un referendum, che ha raccolto 7'610 firme ed è pertanto riuscito. Toccherà quindi ai cittadini e alle cittadine ticinesi decidere.

"Apriamoci pure noi"

“Apriamoci pure noi”. È con questo slogan che le società ticinesi dei commercianti hanno lanciato la loro campagna in favore della modifica della Legge sull’apertura dei negozi. I rappresentanti di diverse società hanno insistito sul fatto che le aperture domenicali non siano un obbligo, bensì una possibilità. E nel settore, secondo Lorenza Sommaruga di Federcommercio, sarebbero in molti a volere aprire di domenica. “L’interesse c’è, perché vorrebbe dire avere un’opportunità in più”, aveva dichiarato due settimane fa Sommaruga ai microfoni di Ticinonews. Se la votazione dovesse andare in porto "ci sarebbero negozi che potrebbero tenere aperto e che oggi non possono”. Il comitato politico a sostegno del “sì", dal canto suo, ritiene che un Ticino che vuole essere turistico lo debba essere anche alla domenica, con i suoi negozi. Non solo: la modifica di legge fornirebbe armi in più ai commercianti per contrastare l’online e il turismo degli acquisti. Si tratta solo di "un piccolo passo in più, un adeguamento minimo ma assolutamente responsabile, di cui tutti potranno trarre beneficio”, e che non avrà "un grande impatto sui lavoratori". 

“La domenica non si vende”

Per sostenere il referendum contro le modifiche alla Legge sulle aperture dei negozi, sindacati, partiti e movimenti di sinistra hanno invece dato vita al Comitato “La domenica non si vende”. Secondo tale Comitato, la decisione del Parlamento è stata presa frettolosamente e senza valutare gli effetti concreti sul personale, tenendo in considerazione unicamente i bisogni dei grandi commerci. La liberalizzazione, infatti, “penalizza i piccoli esercizi, che hanno meno personale e risorse a disposizione per garantire una disponibilità così ampia”. Per i sindacati, inoltre, non sono le chiusure domenicali a favorire il turismo degli acquisti all’estero, “quanto i prezzi e il potere d’acquisto dei residenti in Ticino”: i salari in Svizzera “sono del 23% superiori rispetto a quelli ticinesi e questo non favorisce certo chi deve fare acquisti in negozi i cui prezzi sono stabiliti a livello nazionale”. Per i membri di Comitato, infine, la domenica è un giorno da dedicare a famiglia, spiritualità, cultura, riposo, svago e sport.

 

 

 

 

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