
Dal Ticino giunge una novità nell’ambito della spinosa questione dell’arma militare d’ordinanza a casa. Ieri si è tenuto infatti un incontro tra una delegazione di imprenditori ticinesi - in rappresentanza di un'industria del comasco, la Best Idea - con la San Swiss Arms di Neuhausen am Reinfall, la ditta produttrice del fucile Fass dell'esercito svizzero. Gli imprenditori ticinesi hanno presentato alla San Swiss Arms una tecnologia che, in modo elettronico, può bloccare o sbloccare, a comando e con numero di matricola, ogni fucile in dotazione ai militi dell'esercito svizzero. E a quanto pare l’idea è piaciuta e sarà sviluppata. In sostanza si può fare una modifica ai Fass senza ritirarli. Una semplice modifica realizzabile in arsenale, man mano che si entra in servizio. Ed il fucile così può restare a casa del milite, ma – essendo bloccato elettronicamente -non rappresenta più un pericolo. E questa tecnologia, tra l’altro, è già funzionante sugli autoveicoli e sulle porte di casa. La soluzione ginevrina E’ dello scorso 21 di dicembre la notizia che i militi ginevrini potranno effettivamente depositare la loro arma di servizio all'arsenale, piuttosto che tenersela in casa. Il provvedimento - il primo del genere in Svizzera - viene applicato dal 2 gennaio. Il deposito è gratuito. Le condizioni precedenti di deposito all'arsenale erano " troppo severe e la tassa relativamente elevata". Queste considerazioni hanno indotto le autorità ginevrine a rendere il deposito gratuito. Il soldato firma un'attestazione in cui dichiara di non disporre nella sua abitazione di condizioni di sicurezza sufficienti per conservare il fucile. In funzione della domanda, il deposito d'armi all'arsenale può essere rapidamente ingrandito. Attualmente i militi attivi a Ginevra sono in possesso di circa 7500 armi. Nef: l’arma d'ordinanza non per forza a casa L'arma d'ordinanza non deve per forza essere conservata a casa del milite: lo ha affermato questo weekend il nuovo capo dell'esercito, Roland Nef, che in un'intervista pubblicata domenica dal SonntagsBlick si dice aperto ad altre soluzioni, a patto che il soldato possa rapidamente prendere possesso del fucile per partecipare a un tiro obbligatorio o a un corso di ripetizione. Nef rassicura inoltre le autorità comunali riguardo allo spinoso tema della guardia con l'arma carica: nei villaggi i soldati non avranno il colpo in canna, annuncia il comandante di corpo. Secondo Nef spetta ai politici decidere se gli uomini e le donne in grigioverde fuori servizio dovranno portare la loro arma a domicilio o potranno lasciarla all'arsenale. L'alto graduato si dice "aperto a ogni possibilità", "se i valori sono mutati e l'arma a casa non ha più lo stessa importanza di un tempo". A suo avviso il fucile e la pistola non deve necessariamente essere tenuti nel proprio alloggio: l'esercito ha inoltre questioni più importanti da affrontare. Un gruppo di lavoro sta ora valutando il tema, ha aggiunto Nef, che trova anche positivo come l'argomento sia al centro di un ampio dibattitto nella società. "Sono io stesso molto colpito dai singoli casi di omicidio con l'arma d'ordinanza": "sono infatti anch'io marito e padre di famiglia", ha ricordato Nef. [email protected]
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata
