Innovazione
Arrivano le batterie "vive" alimentate a...funghi
Redazione
6 ore fa
Una batteria alimentata a funghi per contrastare l’enorme spreco prodotto dai rifiuti elettronici. Avete capito bene: è la curiosa invenzione di un gruppo di ricercatori dell’Empa con sede nel Canton Zurigo. Si tratta di batterie “vive” che usano i processi metabolici dei funghi per produrre energia.

“Una batteria che, invece che essere ricaricata, ha bisogno di essere nutrita”. È il curioso incipit del comunicato diramato oggi dal team di ricerca dell’EMPA, che dopo tre anni di studi, ha sviluppato una batteria che funziona… con i funghi. Avete capito bene: questa sfera – prodotta con una stampante 3D - è una batteria fatta con un concentrato di funghi, che hanno la particolare proprietà di convertire i nutrienti in energia. Il risultato? Le celle producono abbastanza energia per alimentare un sensore di temperatura per diversi giorni. E sono del tutto biodegradabili. A parlarcene Gustav Nyström, responsabile del Laboratorio di cellulosa e wood materials dell’EMPA.

Il funzionamento

Ma come funzione effettivamente questa batteria? “Abbiamo sviluppato quello che chiamiamo biobatterie fungine, che sono di fatto celle di carburante che usano i funghi per produrre energia”, ci spiega Nyström. “Quindi quando i funghi crescono convertono i nutrienti in energia. In questo processo metabolico vengono rilasciati gli elettroni che vengono captati dai nostri elettrodi nella batteria. Da qui generiamo corrente e otteniamo il potenziale fra i due elettrodi che possiamo usare per far funzionare componenti elettronici a bassa energia”. In realtà, quindi, funghi non vengono "piantati" nella batteria, ma sono parte integrante della cella fin dall'inizio. Ciò consente ai ricercatori di strutturare gli elettrodi in modo tale che i microrganismi possano accedere ai nutrienti il ​​più facilmente possibile. Per fare ciò, le cellule fungine vengono mescolate all'inchiostro da stampa.

Applicazioni reali e diffusione

Ma quali potrebbero essere le applicazioni reali? “Pensiamo a differenti applicazioni interessanti, in primis sistemi a bassa energia. Ad esempio piccoli apparecchi di diagnosi biomedica, ma anche sistemi elettronici indossabili o possiamo anche pensare a dispositivi di monitoraggio ambientale”. È però già pensabile una sua vasta diffusione? “Questo è ancora un progetto di ricerca, ma il prossimo passo è di capire come questa tecnologia possa essere integrata all’interno di sistemi, come sistemi di rilevamento o dispositivi biomedici”.

Vantaggi

Pensate che le cellule fungine possono persino usare la cellulosa come nutriente anche se la loro fonte di nutrimento preferita sono gli zuccheri semplici, che vengono aggiunti alle celle della batteria. Insomma, lavorare con i materiali viventi non è di certo una sfida semplice. Il progetto interdisciplinare combina microbiologia, scienza dei materiali e ingegneria elettrica. Quali sono i vantaggi di questa tecnologia? “Uno dei trend che abbiamo oggi riguarda la moltissima elettronica a disposizione attorno a noi e questo produce molti rifiuti elettronici. Addirittura si parla di e-waste stream il flusso di rifiuti è uno di quelli che sta crescendo più rapidamente. E ci sono molti apparecchi con piccoli componenti che non conviene neanche riciclare e finiscono nei rifiuti normali. Pensiamo che sia importante sviluppare alternative basate solo su materiali sostenibili e che siano completamente ecosostenibili e non dannosi se finiscono nella natura”, ha concluso il responsabile.