
Daniele di Bella è un giovane italiano che sta facendo molto discutere oltreconfine. Il 27enne infatti si lamenta che non sta trovando lavoro a causa dei suoi tatuaggi. Uno dei quali, posto sulla fronte, rappresenta un kalashnikov. "Ho solo dei tatuaggi in faccia ma sono un bravo ragazzo. Sono disoccupato da tre anni e per via dei tatuaggi non riesco a trovare lavoro“, spiega il giovane. Ma in Ticino avrebbe maggiore fortuna?
Boris Bignasca, imprenditore, spiega: "Quando faccio assunzioni la prima impressione è importante. Per questo dico che lui non sarebbe di fatto escluso, ma di certo le sue possibilità di impiego si ridurrebbero notevolmente... Una persona con dei tatuaggi così importanti sul volto difficilmente la farei lavorare per vendere pubblicità o acquisire clienti, più probabile una collocazione in cantiere. Non è questione di amare o meno i tatuaggi, ma di pragmatismo: nel suo caso è inevitabile che certe mansioni siano totalmente precluse".
Dello stesso avviso Fabio Regazzi: "Beh, un tatuaggio del genere non è un bel biglietto da visita. Ci sono simboli dietro certi tatuaggi che non si possono ignorare e che, indipendentemente dal lavorare a stretto contatto con i clienti o meno, possono causare disagio nell'ambiente di lavoro. Bisogna davvero riflettere su certe decisioni, che possono avere gravi conseguenze"."Quasi tutti i miei dipendenti che lavorano in magazzino hanno dei tatuaggi - commenta Alberto Siccardi - Ma qui probabilmente si supera il limite. Difficilmente lo assumerei su due piedi, però avrei la curiosità di parlargli: magari poi scopro alcune ragioni dietro il suo gesto che mi farebbero cambiare idea".
Più elastico il direttore di Afor Castor Henrik Bang: “Tendenzialmente l’abito non fa il monaco. Tante volte mi fa più paura un uomo in giacca e cravatta che si rivela essere uno speculatore e un evasore. Questo ragazzo può essere anche una brava persona ma chiaramente un mitra in faccia non è un gran messaggio. Gli consiglierei di farselo levare”.
Mentre per Michela Pfyffer, direttrice della Clinica Sant'Anna di Sorengo, "nella nostra struttura ci sono linee guida ben precise e piuttosto restrittive sull'assunzione di persone con tatuaggi troppo visibili, indipendentemente che siano delle armi piuttosto che simboli meno violenti. Quindi, a meno che non abbia delle competenze specifiche per non dire uniche, le sue speranze di assunzione sarebbero piuttosto limitate".
MS
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