Ticino
Autogestione, Gran Consiglio: “Nessun dialogo con chi non dialoga”
©Chiara Zocchetti
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Redazione
2 ore fa
Il Parlamento ha respinto la mozione del democentrista Tiziano Galeazzi, con la quale si sollecitava il Consiglio di Stato a valutare in modo proattivo un’alternativa, anche cantonale, per l’ubicazione dell’autogestione“.

Nessun dialogo con chi non dialoga. Così ha deciso oggi la maggioranza del Gran Consiglio, respingendo la mozione del deputato Udc Tiziano Galeazzi, la quale chiedeva al Consiglio di Stato di attivarsi per concordare una soluzione definitiva all’autogestione. Una decisione clamorosa - sostenuta da Lega, Centro, Avanti Con Ticino e Lavoro, Helvethica, ma anche da deputati di Plr e Udc -, se si pensa che la maggioranza della Commissione Sanità e Sicurezza Sociale propendeva invece per accogliere parzialmente l’atto parlamentare. Un tema, quello dell'autogestione, del quale “non si sente quasi più parlare”, ha riconosciuto Galeazzi in apertura di dibattito, ma che a Bellinzona ha comunque scaldato gli animi tra chi ne ha difeso l’esistenza, o ha semplicemente espresso solidarietà verso Lugano e chi invece, perentorio, ha appunto commentato: “Nessun dialogo con chi non vuole dialogare”.

Galeazzi: "Chiedo responsabilità"

“Bisogna agire in modo preventivo”, ha argomentato Galeazzi difendendo invano la sua mozione, con la quale si sollecitava il Consiglio di Stato a valutare in modo proattivo un’alternativa anche cantonale per l’ubicazione dell’autogestione. “Non è un problema solo di Lugano”, ha detto, chiedendo anche la creazione di una task force per definire obiettivi, negoziazioni, spese. “Chiedo responsabilità: non vorrei mai ritrovarmi nella situazione vissuta dalla mia città dal 2020 al 2023: manifestazioni non autorizzate, occupazioni, violenze”. Ricordiamo che lo stesso Governo invitava a respingere la mozione in attesa che gli autogestiti presentino delle richieste concrete. Mozione accolta invece parzialmente, come detto, dalla maggioranza della Commissione Sanità e sicurezza. “Il Cantone può e deve essere un attore importante”, ha sottolineato il deputato socialista Danilo Forini leggendo il rapporto della collega Laura Riget oggi assente, e spiegando che “proponiamo non una task force, bensì un confronto con tutte le voci: autogestiti, istituzioni e cittadini. Affrontare il tema dell’autogestione non è solo un problema logistico. Per questo motivo riguarda tutto il Cantone”.

I pareri emersi durante il dibattito

“Non è possibile costringere al dialogo chi non vuole dialogare”, ha replicato dal canto suo la leghista Sabrina Aldi, relatrice del rapporto di minoranza che ha parlato di “zona franca tollerata per troppo tempo”. “Qui abbiamo un gruppo di persone che ha dimostrato di fregarsene delle leggi, che ha colpito giornalisti, poliziotti e ha manifestato senza autorizzazione”. Una linea che ha prevalso durante il dibattito. “Già non dialogano con il Comune, come potrebbe andare meglio con il Cantone?”, ha rincarato ad esempio la Plr Roberta Passardi. “In assenza di richieste concrete non vediamo il motivo di creare una task force”, ha commentato il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni. “Così non sono possibili soluzioni costruttive”, il pensiero di Amalia Mirante di Avanti. “Qui tanti se ne lavano le mani e lo stesso Cantone si è voltato dall’altra parte; è tempo di liberare la città da un peso”, ha esposto invano l’Udc Alain Bühler. Dal canto suo, la verde Giulia Petralli ha ricordato la bontà dell’autogestione “per lo sviluppo di idee, di arte, di pensieri alternativi”. A dimostrazione che lo stesso rapporto di maggioranza conteneva idee diverse sull’autogestione.

 

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