Ticino
Bacini idroelettrici, situazione critica
Immagine archivio CdT/Zocchetti
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Redazione
2 anni fa
Il deficit idrico rischia di ripercuotersi anche sulla produzione di energia. Al momento manca il 50% delle riserve

Il deficit idrico nei corsi d’acqua e nei laghi del cantone è visibile a occhio nudo. A confermarlo oggi sono anche le cifre pubblicate dall’ufficio di statistica (Ust). Nel secondo trimestre dell’anno i deflussi medi non hanno superato il 20-30% della norma del periodo. E i livelli dei laghi hanno toccato nuovi record. “Per quello di Lugano, in particolare, abbiamo avuto dei valori molto molto bassi, addirittura la di sotto del livello storico mai registrato”, spiega ai microfoni di Ticinonews Andrea Salvetti dell’Ufficio cantonale dei corsi d'acqua. “Dal 20 febbraio al 20 giugno, per quattro mesi consecutivi, sono stati stabiliti nuovi record negativi, così come per il Lago Maggiore nel mese di giugno”.

Le conseguenze

Per il Lago maggiore il livello minimo storico è stato raggiunto il 22 giugno (192,48 m s.l.m. all’idrometro di Locarno). Un deficit causato anche dalla richiesta di maggiori rilasci per sostenere l’agricoltura della pianura Padana. Ma quali sono le conseguenze di un livello dei laghi così basso? “Sicuramente in questo periodo estivo ci sono delle conseguenze dal punto di vista della fruibilità e del turismo, in quanto la visibilità delle spiagge del lago non è quella solita”, analizza Salvetti. “Ci sono poi delle problematiche dovute all’innalzamento delle temperature superficiali e alla relativa carenza di acqua che si ripercuote sugli emissari: il fiume Tresa per il lago di Lugano e il Ticino sublacuale in fondo al Lago Maggiore”

Messi in salvo pesci nel Laveggio e nella Breggia

A preoccupare più dei laghi sono i corsi d’acqua dove la carenza idrica mette a rischio anche la sopravvivenza della fauna. Nel Mendrisiotto, in particolare nel Laveggio e nella Breggia, sono stati fatti del prelievi per salvare una parte del patrimonio ittico. “La situazione nei corsi d’acqua è particolarmente critica già da questo inverno, quando sono mancate le precipitazioni anche nevose in quota”. Complessivamente, sia negli ultimi mesi, ma anche globalmente in questo primo semestre, “è defluito praticamente il 20-30% di quello che solitamente defluisce in un anno medio. Nella Tresa per esempio nei primi 6 mesi dell’anno sono stati rilasciati 228 milioni di metri cubi in meno rispetto alla norma”.

Situazione critica nei bacini idroelettrici

In vista dell’inverno, intanto, la situazione è critica anche nei bacini idroelettrici dove manca il 50% delle riserve. “Il grado di riempimento solitamente a questo livello della stagione, quindi attorno a metà luglio, è intorno al 60-65%, mentre quest’anno siamo veramente molto molto bassi, attorno al 30-35%”. E questo significa mettere a rischio la produzione di energia in inverno con nuove incognite in un settore già pieno di incertezze.

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