Curiosità
BarzaDesign, i caschi dei campioni di ciclismo personalizzati da mani ticinesi
Redazione
6 ore fa
Da un laboratorio di Arogno fin sulle teste dei campioni di ciclismo. Stefano Barzaghi trasforma telai ma soprattutto caschi in vere e proprie opere d'arte apprezzate in tutto il mondo. Suo ad esempio il casco con cui Tadej Pogacar ha trionfato domenica scorsa ai campionati del mondo di Zurigo.

Ganna, Colbrelli, Gaviria, Bettiol, Küng. Cognomi che forse vi diranno poco. Ma se a loro aggiungiamo Nibali, Cavendish o Pogacar, avrete capito quasi tutti che parliamo di campioni del ciclismo. E ad accomunarli, oltre allo sport praticato, c'è Stefano Barzaghi di Arogno (in arte BarzaDesign) painter specializzato in aerografie e verniciature di telai di biciclette, ma soprattutto di caschi, che personalizza nei più disparati modi, da quelli più classici a quelli più stravaganti. Una professione - ci spiega - nata quasi per caso. “Era il mio hobby. Poi un giorno ho fermato Luca Paolini in strada mentre si allenava e gli ho chiesto se potevo fare il suo casco. Lui si è fidato, l’ho elaborato e quell’anno la Nazionale Italiana vinse con Paolo Bettini, che vide il casco di Paolini e lo volle anche lui”.

Una voce che è iniziata a girare

Da cosa nasce cosa, la voce nell'ambiente inizia a girare, e così nella squadra di Stefano Barzaghi entrano a poco a poco diversi ciclisti professionisti. Tra cui il neo campione del mondo Tadej Pogacar, che domenica scorsa a Zurigo indossava proprio un suo casco. “È una grande soddisfazione. Quando lavori per certi campioni sai che cadi in piedi, perché male che vada il secondo o il terzo casco andrà bene”. Fra i suoi lavori ci sono anche il casco che Marc Cavendish ha indossato all'indomani della 35esima vittoria di tappa al Tour de France (record assoluto strappato alla leggenda Eddy Merckx), ma anche quello con cui lo squalo Vincenzo Nibali ha fatto calare il sipario sulla sua carriera da professionista, o ancora uno piuttosto stravagante. “Quello è stato uno scherzo fatto al campione eritreo Biniam Girmay: quando era sul palco dopo la vittoria di una tappa ha preso la classica bottiglia di champagne e nello stapparlo ha preso il tappo nell’occhio. Da lì mi è venuta l’idea di riprodurre sul suo caso un tappo pugile che va a infierire su di lui”.