Ticino
Biasca, in azione vandali a “chilometro zero”
Marco Jäggli
4 anni fa
Un allevatore del posto trova da mesi i suoi campi devastati, con tanto di gomme forate e altri atti vandalici. Colpevoli i “soliti noti”, che nella zona non hanno preso di mira solo lui

Mauro Magginetti è un allevatore biaschese che, almeno dalla fine dell’ultima stagione alpestre, è stato preso di mira da alcuni vandali. Domenica notte l’ultimo caso: i suoi aguzzini sono entrati con l’automobile nei campi, facendo ampi giri e danneggiando il terreno: “Si vede molto bene, anche dopo una settimana”, spiega Maginetta, “il prato è da rifare completamente. Lo trovo un gesto cinico, vigliacco e disonesto, perché questo prato è il mio pane. Hanno schiacciato il mio pane e devono vergognarsi, ma di sicuro questi non si vergognano neanche”.

Vandalismo a “chilometro zero”
Compensibile la rabbia dell’allevatore, secondo il quale la pista porterebbe a due giovani della regione: “non è l’unico prato dove hanno fatto danni e non è l’unica azienda dove, dall’inizio di settembre, hanno fatto atti di vandalismo, in questo caso a chilometro zero”. Ma non si sono fermati qui: “Nella mia azienda hanno iniziato ad agosto 2019 a tagliarmi i copertoni, di auto e furgone, in Alta Val Pontirone, da dove devo raggiungere l’alpe a piedi. Hanno cominciato lì e hanno continuato, l’ultima settimana avevano bucato un carro, e quando l’ho aggiustato hanno cosparso il gancio di sterco di cane”. Una lunga serie di angherie, per la quale Maginetti ha già sporto denuncia al Ministero Pubblico.

Danneggiata una riserva strategica
Il prato oggetto di vandalismo è una superficie per l’avvicendamento delle colture, un cosiddetto terreno “SAC”: una riserva strategica prevista dalla Confederazione in caso di grave penurie alimentari. Un campo di pregio dunque, vincolato e tutelato e di proprietà del Patriziato di Biasca, presieduto da Elio Re: “È un insulto al territorio”, dichiara sdegnato, “un intervento che fa male. Pensiamo a chi già fatica con tutte le opere che a Biasca già hanno portato via un infinità di terreno agricolo. Se non rispettiamo quel poco che rimane sarà dura pensare di avere ancora un’agricoltura sostenibile”

“Un fenomeno diffuso”
Purtroppo, come già accennato, questa bravata non è stata l’unica nella regione: “È già capitato qui, come è già capitato alla Buzza di Biasca, dove abbiamo dovuto prendere precauzioni”, spiega Elio Re, “tra le quali sbarramenti per impedire l’accesso ai pascoli che venivano lasciati in uno stato simile a questo. È qualcosa di abbastanza diffuso e non si limita a delle ragazzate: se vediamo cosa si lascia sul terreno patriziale, dai mobili ai rifiuti a molto altro, io penso che si tratti spesso di persone adulte”. “Si parla tanto di mantenimento del territorio e biodiversità”, conclude Re, “ma alla fine ci troviamo a vanificarli con il comportameno scriteriato di qualcuno”.

Intanto, Magginetti si è attivato per far sì che la situazione non si ripeta: “Abbiamo messo una sorveglianza e ho dei collaboratori. Mi sembra che il prato l’hanno visto tutti e sono un po’ tutti sull’attenti e stufi di questa invasione”.

Guarda il servizio completo di Teleticino:

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata