L'ospite
Calcio regionale e violenza, Bordoli: "Episodi che fanno male, ma fortunatamente sono rari"
© Shutterstock - Ticinonews
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Redazione
8 ore fa
Livio Bordoli, responsabile tecnico della Federazione ticinese di calcio, condanna l'episodio di violenza sportiva avvenuto sabato nella partita di Coppa tra Rapid Lugano e San Zeno e sottolinea l'importanza della sensibilizzazione al fairplay. Nonostante gli sforzi della Federazione, episodi isolati di violenza possono ancora verificarsi, ma è fondamentale promuovere un approccio sano e divertente allo sport per tutti i partecipanti.

Sabato 15 marzo si è purtroppo verificato un nuovo episodio di violenza sportiva, con un giovane portiere degli Allievi A che è stato aggredito al termine della partita. Il fatto è avvenuto sabato, a Cornaredo, al termine della partita di Coppa tra Rapid Lugano e San Zeno. Stando a quanto riferiva ieri il Corriere del Ticino, dopo la vittoria ai calci di rigore del San Zeno, due ragazzi del Rapid hanno colpito con un pugno e una gomitata il portiere avversario. Giovane che ha riportato una frattura del seno mandibolare e del piatto orbitale, e che ha dovuto essere ospedalizzato. Ora verrà trasferito in una struttura della Svizzera tedesca per un intervento maxillo-facciale. Sotto stretta osservazione l’occhio sinistro del ragazzo. La Federazione ticinese di calcio ha avviato una procedura, ma i due ragazzi potrebbero rischiare anche conseguenze extra sportive. Nelle prossime ore dovrebbe infatti venire inoltrata una denuncia in polizia. Per parlare di questi episodi abbiamo avuto ospite Livio Bordoli, responsabile tecnico della Federazione ticinese calcio, al quale abbiamo subito chiesto cosa pensa di questa vicenda. “Quello che so è quanto avete raccontato, ma il nostro segretario generale della  Federazione è a stretto contatto on la famiglia del ragazzo in primis, sia per esserle vicino sia per capire le condizioni del ragazzo. Ma devo aprire una parentesi anche a favore delle due società, Rapid e San Zeno, perché entrambi i presidenti sono costernati di quello che è accaduto. Sono dei presidenti molto accorti sul tema, in quanto si tratta di educazione e disciplina. E si sono meravigliati anche loro di questo incidente. È stato un caso che ha preso tutti alla sprovvista,  purtroppo è successo quello che è successo e dispiace a tutti”.

Ad ondate regolari ci ritroviamo a parlare di violenza in relazione allo sport. Al di là di questo caso, ad oggi, com'è la situazione in Ticino?
“Non sono tanti i casi, succedono raramente episodi simili. Anche se non ricordo l’ultimo caso grave posso dire che sono passati diversi anni, anche se a volte capita qualche rissa. E sono casi che non fanno piacere, ma non capita spesso. Va sottolineato, però, che spesso la gente non si rende conto che durante il turno di campionato, che va da venerdì al sabato, si svolgono 250 partite di calcio. Ogni partita ha due squadre, e ce ne sono in totale 500. Queste vanno moltiplicate per 20 – che sono i giocatori – e si arriva ad avere quasi 10'000 persone in campo a giocare. Bisogna inoltre considerare l’emozione che c’è nel calcio, quindi i casi di violenza sono davvero pochi. Anche se un caso è già troppo. Noi siamo comunque molto presenti sul territorio, abbiamo quasi 40 persone che ogni fine settimana si presentano sui campi a sensibilizzare il fairplay. L'episodio di sabato è quindi fugato davvero da qualsiasi logica. Anche perché è successo alla fine della partita, dove i giochi erano fatti, ma i due ragazzi sono partiti e hanno colpito il ragazzo. Il fatto che non sia successo durante la partita fa ancora più male. Come Federazione stiamo facendo molto, anche perché capiamo che ci sono stati dei cambiamenti a livello sociale. Aspetto sui cui stiamo lavorando molto”.

Che cosa fa concretamente la Federazione?
“Con il presidente, Silvano Beretta, abbiamo creato quattro anni fa un gruppo di 8-9 osservatori fairplay, composto da ex giocatori di calcio che vanno sui campi - specialmente nelle partite di terza, quarta e allievi A - a seguire le partite in aggiunta agli ispettori arbitri che abbiamo. Quindi, come detto, ci sono tra i 30 e i 40 personaggi che vanno ad osservare le partite. Ma queste sono più di 250, quindi noi non possiamo avere 250 persone che vanno su ogni campo. La spesa annua sulla sensibilizzazione al fairplay supera i 100'000 franchi da parte della Federazione”.

A suo avviso, l'attuale sistema di prevenzione, di controllo e di sanzioni, è sufficiente per prevenire episodi di violenza?
“Devo essere sincero, sì e no. Noi stiamo facendo tantissimo, sappiamo che è un aspetto molto importante e che è cambiato negli ultimi anni. Succederà sempre, purtroppo, perché parlando anche con i dirigenti è evidente che tutte le squadre fanno una sensibilizzazione. E anche gli allenatori sono migliorati. Come ho detto prima, noi stiamo facendo molto ma penso, purtroppo, che dei casi isolati capiteranno ancora. Ma non possiamo farci nulla. Come può capitare in un bar, in una discoteca o davanti ad una scuola. Noi siamo consapevoli che dobbiamo lavorare. Anche durante i corsi che facciamo agli allenatori, abbiamo messo molto al centro l'aspetto sociale che è cambiato molto negli ultimi anni, oltre che alla tecnica e alla tattica".

Come sono i giovani di oggi su questo tema rispetto al passato? È cambiato qualcosa?
“Non dal mio punto di vista. La maggior parte dei ragazzi che incontro io sono educati e ben disposti. Ogni weekend a vedere 2-3 partite, e  di casi eclatanti non ne ho mai visti. È vero, ci sono delle discussioni contro l'arbitro, tra giocatori, ma fortunatamente non ho mai visto scene di violenza. Magari anche perché vendendo un personaggio della Federazione la gente si sente un po' osservata. Quindi, riassumendo, per me non è cambiato nulla. Quando giocavo io certe cose succedevano, ma ora viene tutto filmato e postato sui social in pochi secondi. In ogni caso le risse ci sono sempre state”.

A volte è forse più complicato gestire i genitori a bordo campo che non i ragazzi in campo. Voi in questo senso lavorate anche con le famiglie?
“Assolutamente sì, noi lavoriamo con la società. Anche se son possiamo arrivare ovunque facciamo un grosso lavoro. Purtroppo avete ragione, i genitori sono un altro tema molto importante. Cerchiamo anche di sensibilizzarli, ma spesso - quando facciamo le riunioni – a parteciparvi sono solitamente quelli che si comportano bene. Ma non possiamo obbligare tutte le famiglie a partecipare alle riunioni. Quindi ci troviamo poi sul campo dei genitori che pensano di avere dei fenomeni come figli, o non riescono a capire che il calcio deve essere uno sport sano, dove il ragazzo si deve divertire”.

C'è un appello che lei si sente di fare a famiglie, giocatori, ai ragazzi e a chiunque orbita attorno a questo mondo?
“Quello che dico ai ragazzi durante tutte le riunioni e durante i miei corsi è ‘andate, divertitevi, lasciatevi divertire’. È la cosa più bella che esista vedere questi bambini che non sentono alcun commento da fuori. Da circa 2-3 anni i bambini dai 7 agli 11 anni non hanno classifiche ai campionati, quindi giocano, la partita finisce ma non ci sono classifiche. È diventato un altro calcio, con i genitori che devono stare fuori. Va bene incitarli, ma non devono fare commenti tecnici o criticare l’operato dell’arbitro o dell’allenatore. Bisogna andare e viverlo con felicità e senza stress, perché i bambini vogliono giocare senza sentire i commenti dei genitori”.

È un messaggio bellissimo, perché del resto stiamo pur sempre parlando di un gioco. E tale dovrebbe essere.
“Senza dubbio, io dico sempre anche agli allenatori: ‘se noi guardiamo chi gioca in Champions League, gli allenatori si comportano molto in modo educato, disciplinato’. E si giocano milioni di franchi. Noi invece vediamo che più il livello si abbassa e meno c'è educazione nello sport. Purtroppo, nelle nostre categorie ci sono tanti allenatori che non hanno il patentino o che non hanno fatto i corsi, e non capiscono che il gioco deve essere fine a se stesso. Giocare e divertirsi. Quando la partita è finita, bisogna essere una cosa unica ed essere tutti felici di aver fatto una bella cosa durante la giornata”.