I numeri dell’inchiesta della procuratrice pubblica Valentina Tuoni rispecchiano quanto da anni viene riportato dai rapporti annuali dell’antidroga: cannabis e hashish svettano la classifica di quelle più consumate, in particolare dai giovani adulti. Proprio ad un traffico di queste sostanze con un elevato tenore di THC, il principio attivo responsabile dell’effetto stupefacente, fa riferimento il comunicato odierno delle autorità. E sono un’ottantina gli acquirenti, individuati e interrogati, di un 26enne svizzero del Mendrisiotto arrestato lo scorso luglio a Balerna per infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti. Nel suo appartamento gli agenti avevano dapprima rinvenuto 450 grammi di hashish e alcune decine di migliaia in contanti, per poi ricostruire un’attività di spaccio sulla piazza ticinese con epicentro il Mendrisiotto per un totale di 18 chili accertati ed un guadagno stimato in oltre 150mila franchi. Un giro di cannabis e derivati che, come detto, ha coinvolto almeno 80 acquirenti, in buona parte giovani adulti, appunto. Non tutti consapevoli dell’elevato tenore di THC risultato dalle analisi di laboratorio: il 30% della sostanza, a fronte di un tenore che di norma oscilla tra il 10 e il 15%. Di qui il campanello suonato dalle autorità, visti anche i numeri.
Sette programmi in corso oltre Gottardo
Secondo l’Ufficio federale della sanità pubblica, in Svizzera oltre un terzo della popolazione over 15 ha provato canapa almeno una volta nella vita. Nel 2017, l’aveva consumata il 7,7% della popolazione tra i 15 e i 64 anni; l’8% degli adolescenti tra i 15 e i 19 anni l’aveva fatto nell’ultimo mese. E sebbene il consumo si riduca spesso nella fascia tra i 25 e i 30 anni, si stima che un 1,1% della popolazione ne faccia uso in modo problematico. Tra i 15 e i 24 anni la percentuale sale al 2,8%, droghe il cui uso ricreativo si sta vieppiù sperimentando in Svizzera. Sette i progetti in corso oltre Gottardo nelle principali città, con diversi modelli di distribuzione: farmacie, cannabis social club, negozi. Se ne stanno valutando due anche per il Ticino dove, tornando alle statistiche, i sequestri sono rimasti stabili negli anni, con alcuni picchi relativi ad inchieste specifiche.
L’intervista
Per approfondire il tema a Ticinonews c’è stato ospite Mirko Steiner, direttore di Villa Argentina, con il quale abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza sul tema della cannabis.
Di cosa si parla nello specifico quando ci si riferisce
alla marijuana?
“Ci riferiamo a quelle infiorescenze - soprattutto quando si
parla della pianta al femminile - che vengono raccolte, poi essiccate e infine fumate.
Con la marijuana si intende quindi lo spinello degli anni '70 e '80, mentre se si
parla di hashish allora si fa riferimento a un derivato delle infiorescenze che
viene compresso in panetti, quindi è più condensato. Tuttavia, se i livelli di
THC – il principio attivo delle due sostanze – superano il 7%, ecco che il consumo
può diventare pericoloso. Nel caso del Mendrisiotto si parlava addirittura del 30%”.
Quali sono le conseguenze di un alto tenore di THC?
“È una droga psicodislettica, cioè qualcosa che influisce
sulle percezioni (sia uditive che visive). Se il tenore di THC è contenuto –
quindi tra il 10 e il 15% – questo può portare ad avere una sorta di
allucinazione, come una lieve deformazione della realtà dove la musica viene
magari percepita in modo strano o dove viene maggiormente da ridere e in cui si
è più creativi. Ma più aumenta il livello del principio attivo della sostanza più
questa diventa pericolosa, soprattutto fra i giovani, in quanto si può
verificare una reazione all’utilizzo, che può anche tradursi in un delirio o a
uno stato allucinatorio importante al punto che si rende necessario il ricovero
in ospedale, se non in psichiatria. Il problema si pone soprattutto con persone
che sono già fragili a livello di personalità ma non ne sono consapevoli, e il
consumo di questa sostanza può innescare uno scompenso psicotico acuto. Il
ricovero molte volte aiuta e fa rientrare la situazione, ma alcuni adolescenti
non riescono più a risollevarsi e restano in una situazione di estrema fragilità
psichica e devono restare in psichiatria”.
Negli ultimi anni l'attenzione sembrava essersi
focalizzata di più su altre droghe, come la cocaina, il fentanyl e le droghe sintetiche.
Ma a fronte di droghe così forti gli effetti e le conseguenze dell’hashish e
della marijuana non vengono un po’ banalizzati?
“Senz'altro. Gli effetti di queste due sostanze vengono
banalizzati troppo nel momento in cui l’hashish o la marijuana sono troppo
cariche di THC. Basti pensare all’alcol: una birra ha in media il 5% di tenore
alcolico, il vino il 15% e i superalcolici fino al 40%. Anche in questo caso i
rischi sono diversi perché è diversa anche la possibile reazione di un coma
etilico. Ma anche i pericoli che si corrono nel mettersi alla guida sotto l’effetto
di un THC elevato o l’impossibilità a studiare in condizioni di alterazione simili.
Ci tengo a sottolineare che è sempre bene guardare anche il tipo di consumatore
senza esagerare nel criminalizzare, ma è fondamentale non banalizzare. Questo
soprattutto per il fatto che gli adolescenti si trovano in un momento critico della
loro vita, ma al contempo creativo. La loro struttura della personalità si sta ancora
costruendo e c'è ancora uno sviluppo neurologico, il tutto accompagnato dalle
sfide della vita. Questo tipo di sostanze quindi non aiutano, anzi, possono sconvolgere
chi ne ha abusato. Ma anche in questo caso vanno analizzati sia il tipo di
consumo che l’individuo in sé. In ogni caso la dipendenza da THC è perlopiù
psichica, non tanto fisica”.
Quanto è alto il rischio di dipendenza?
“Se pensiamo agli psicolettici come l'eroina la dipendenza arriva
velocemente ed è alta, sia fisica che psichica. Facendo invece riferimento alla
cocaina o al crack – che oggi ci preoccupano tanto – la dipendenza non è per
niente immediata ed è quasi più psichica che fisica. Infine, la dipendenza da
cannabis è ancora più bassa. Tuttavia, per certe casistiche e soprattutto per i
giovani, l’uso della cannabis con tenori di THC vicini al 30% è altamente
sconsigliato in quanto, come detto, è allucinogeno e potrebbe indurre visioni pesanti
e spaventose. Nel lungo periodo l’uso potrebbe diventare continuativo e quando
il consumo si rende necessario per affrontare la giornata allora si sta
parlando di dipendenza psichica preoccupante”.
Ma quando il THC è così alto non converrebbe avere una regolamentazione
più chiara?
“Certo, quello che già era in auge negli '70, quando l'olio
di hashish era considerato allucinogeno. In quel caso era molto più grave se il
giovane veniva trovato in possesso di questo olio resinoso più liquido dell’hashish
in panetto. Quello era talmente concentrato e pericoloso che la legislazione
l'aveva trattato differentemente dal resto della cannabis”.
Quali sono le conseguenze di un consumo occasionale e
quali invece di un consumo abituale di queste sostanze?
“Con un consumo occasionale può darsi che ci siano delle
reazioni ‘allergiche’, così come uno stato di leggerezza oppure non succede assolutamente
nulla. Ed è un esperienza che fanno molti giovani. Se però parliamo di uso
continuativo, questo può diventare qualcosa da cui la persona non riesce ad allontanarsi
perché altrimenti si sente male e a disagio. C’è anche il rischio di un monouso
troppo carico della sostanza che richiede un ricovero, cosa che può anche
succedere consumando funghi allucinogeni o LSD. La pericolosità quindi è anche
data da un unico consumo con troppo principio attivo, rendendo la cannabis una
sostanza psicodislettica”.