Tra digitalizzazione e concorrenza di altre piattaforme, le sfide per il servizio pubblico all'orizzonte non mancano. Quella forse più insidiosa è però costituita dall'iniziativa che vuole portare il canone radiotelevisivo dagli attuali 335 a 200 franchi. In occasione dell'assemblea della Corsi, avvenuta sabato a Besso, ne abbiamo parlato con il direttore generale della SSR-SRG Gilles Marchand.
Luigi Pedrazzini l’ha definita la madre di tutte le battaglie. Siete preoccupati?
“Certo, siamo implicati e siamo preoccupati. È un’iniziativa molto pericolosa, non soltanto per la SSR, ma per l’intero sistema mediatico perché indebolirà tutti quanti. Siamo pronti a spiegarne chiaramente le conseguenze e di batterci ancora una volta contro l’attacco al servizio pubblico come nessun altro in Svizzera”.
Se dovesse essere accettata, cosa significherebbe per il Ticino?
“Molto semplice: se un simile disastro sarà votato significherà dimezzare il budget della SSR. Ciò significa dimezzare tutte le unità delle aziende, quindi anche della RSI: i suoi programmi, le sue squadre, le sue infrastrutture. Penso che tutta la Svizzera italiana si troverebbe in una situazione molto difficile”.
Ci saranno regioni linguistiche che saranno più penalizzate?
“No, non è questa l’idea. Tutta la SSR sarà dimezzata. Una regione come il Ticino beneficia di un sostegno maggiore rispetto al resto della Svizzera. Il Ticino genera circa il 4% dell’introito SSR e ne riceve il 20-22%. Di conseguenza la situazione sarà ancora più difficile, ma non vogliamo penalizzare una regione piuttosto che un’altra. Tutto sarà dimezzato ed è per questo che ci dobbiamo battere. Non credo che la popolazione lo accetterà. Sarebbe un vero indebolimento delle prestazioni”.
Qual è il ruolo del servizio pubblico oggi?
“Ci sono tre grandi funzioni. La prima, essenziale in un paese multilingue e multiculturale, è di unire. La coesione nazionale, fare in modo che tutti beneficino delle stesse prestazioni. La seconda funzione è di produrre informazione per permettere alla popolazione di esercitare il suo ruolo di cittadino. In Svizzera, lo sappiamo, con la democrazia diretta si vota spesso, è importante ci sia molta informazione anche sulle votazioni. La terza dimensione è l’investimento nella cultura, ne abbiamo bisogno come paese per restare uniti e il servizio pubblico, nel settore dei film, della musica anche nella Svizzera italiana ha investito molto”.
Quali sfide vi attendono per rimanere al passo con i tempi?
“È una sfida doppia: da una parte bisognerà assicurare delle prestazioni di qualità tutto l’anno per quanto riguarda l’informazione, la cultura, lo sport. Dall’altra bisognerà spiegare, e ancora spiegare e spiegare. Dovremo mostrare gli ingranaggi ed essere capaci di trasmettere il valore pubblico. Cosa è per l’insieme della popolazione la fortuna di beneficiare di un’offerta informativa e culturale di qualità in tutto il paese. Questo lavoro di divulgazione è ciò che ci attende ora”.