Con un’interpellanza al Consiglio di Stato, i deputati Raoul Ghisletta (PS) e Nicola Schönenberger (Verdi) chiedono di chiarire la situazione della “casa rossa” alle Cantine di Gandria. Ad allarmare i due granconsiglieri una lettera inviata dall’associazione VivaGandria al Municipio di Lugano, datata 15 ottobre 2020, in cui si parla dell’insorgere di un impianto di cantiere presso la vecchia dogana ottocentesca.
I lavori alla casa
Nella missiva inviata dall’associazione all’Esecutivo si legge che i proprietari “dispongono di una licenza di costruzione rilasciata dal Municipio il 22 giugno 2016 con “procedura della notifica senza pubblicazione”, per “interventi di tipo minimalista” (su progetto dello Studio d’architettura Vaglio & Partners). Successivamente, il 12 ottobre 2017, è stata rilasciata una seconda licenza, con la stessa procedura, per un progetto firmato da Bruno Huber Architetti. “La procedura perlomeno inusuale” ribadisce l’associazione, “è per di più applicata a un edificio, immobile e mobili compresi, di importanza storica, architettonica e paesaggistica”. Secondo l’associazione, inoltre, per entrambe le licenze rilasciate “manca totalmente il preavviso degli uffici cantonali, in particolare quello dell’Ufficio beni culturali, il che ci sembra perlomeno strano data l’importanza dell’oggetto”.
Un bene da tutelare
In una risposta a un’interrogazione inoltrata nel 2012, l’allora governo cantonale aveva infatti evidenziato che, per la sua storia, l’ubicazione e l’importanza paesaggistica, l’immobile “è certamente meritevole di essere tutelato sulla base della Legge sulla protezione dei beni culturali del 13 maggio 1997”. Tuttavia, visto che mancava un’indagine comparativa tra edifici simili per carattere architettonico e tipologico, il Governo rispondeva che “non è ancora possibile precisare il grado di protezione applicabile (bene culturale d’interesse locale oppure d’interesse cantonale)”, promettendo al contempo che l’Ufficio dei beni culturali avrebbe approfondito questi aspetti nell’ambito della revisione dell’inventario dei beni culturali protetti sul piano cantonale. Per quanto riguarda gli aspetti procedurali, aggiungeva il Governo, “l’art. 20 della LBC 1997 prevede che la protezione di un edificio o immobile sia istituita “nell’ambito dell’adozione dei piani regolatori comunali o dei piani di utilizzazione cantonali”. Per il territorio del vecchio comune di Gandria, ora sezione di Lugano, tale opportunità non si è ancora presentata: di conseguenza non è ancora stato rivisto l’elenco dei beni culturali tutelati.”
Chiesto il blocco dei lavori
L’Associazione VivaGandria nel 2015 si era quindi rivolta al Municipio, proponendo l’acquisto della proprietà. Ma considerata la situazione finanziara, la città aveva deciso di non entrare nel merito. Alla luce degli ultimi sviluppi l’Associazione ha chiesto formalmente al Municipio di ordinare il blocco immediato dei lavori in corso e di chiedere un sopralluogo dell’Ufficio beni culturali e della Commissione del paessaggio. Ora, con l’interpellanza di Ghisletta e Schönenberger, il tema è finito di nuovo all’attenzione del Consiglio di Stato.
Le domande al Governo
1. Che grado di protezione ha l’immobile? Vi sono procedure di protezione in elaborazione?
2. Vi sono lavori in corso come sostiene l’Associazione VivaGandria?
3. L’Amministrazione cantonale è stata coinvolta o doveva essere coinvolta prima dell’avvio dei lavori, come sostiene l’Associazione VivaGandria?
4. Il Consiglio di Stato intende intraprendere dei passi a tutela dell’immobile?
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