
"In tutta questa vicenda la politica e certa stampa hanno messo le mani e i piedi sulla magistratura, violando il principio fondamentale della separazione dei poteri. Sono arrivati a modificare la legge e pretenderne l’applicazione retroattiva, in oltraggio anche al principio della sicurezza del diritto". E ancora: "Da un problema tra segretarie si è arrivati a sconquassare l'intero Tribunale". Queste sono solo alcune delle dichiarazioni di Mauro Ermani, ex presidente del Tribunale penale cantonale (Tpc), apparse ieri su La Domenica, nella sua prima intervista pubblica da quando ha lasciato il Tpc. Un'intervista che Fiorenzo Dadò, presidente della Commissione Giustizia e Diritti del Gran Consiglio, "ha letto con curiosità", come spiegato a Ticinonews. "Sicuramente mi hanno colpito due aspetti: le accuse che fa e il fatto che la sua segretaria dovrebbe chiedergli scusa per la fotografia che lui le ha mandato", aggiunge Dadò. Il riferimento, ricordiamo, è all'immagine che ritrae una donna in mezzo a due falli di plastica con la scritta "Ufficio penale". Un "gioco di parole legato a uno sketch" per Ermani, che "a posteriori non rifarebbe".
Righinetti: "La richiesta di scuse la trovo poco elegante"
Per Gianni Righinetti, vicedirettore del Corriere del Ticino, "non è il caso di riaprire un contenzioso tra giustizia e politica", anche perché "ora si è entrati in una nuova fase". Tuttavia anche Righinetti si è detto colpito della richiesta di scuse da parte di Ermani. "Non la trovo giustificata, è anche poco elegante", spiega nel suo intervento a Ticinonews, sottolineando come "bisogna dire che in questi mesi Ermani ha subito tanti attacchi e coerentemente con la sua linea e il suo ruolo, è stato zitto". Un silenzio durato fino alla pubblicazione dell'intervista con cui l'ex presidente "si è legittimamente tolto qualche sassolino dalla scarpa".
"Tutti hanno sbagliato, anche la politica"
Sulla scia della vicenda nota come "Caos al Tpc", lo scorso autunno i granconsiglieri si sono chinati sulla cosidetta "Lex Ermani", approvando l'iniziativa parlamentare che conferisce al consiglio della magistratura il potere di prendere misure cautelative nei confronti di un magistrato, ovvero di sospenderlo. Su questo Ermani, nella sua intervista parla di "oltraggio al principio della sicurezza del diritto". Un'affermazione che sorprende Dadò, "soprattutto dopo un dibattito parlamentare che ha chiarito in maniera precisa che non si trattava di una legge anche andava applicata in maniera retroattiva". In ogni caso, su quanto successo "tutti hanno fatto degli errori, anche la politica. Purtroppo quando capitano queste cose, quando vengono inoltrate certe fotografie, c'è un momento in cui razionalità ed emozione si incontrano", aggiunge il presidente della Commissione Giustizia e Diritti, ammettendo "che qualche errore lo può aver fatto anche il sottoscritto". In ogni caso "anche Ermani deve porsi delle domande". Errori che per Righinetti "hanno fatto anche Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti".