Ticino
Carcere femminile, una realtà a partire da metà 2026. "Le pari opportunità vanno garantite anche qui"
©Chiara Zocchetti
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Redazione
2 giorni fa
I lavori per la sezione femminile, il cui credito è stato votato lo scorso anno, prenderanno il via con l'inizio del 2025. "Negli ultimi anni il numero di detenute è aumentato, da qui l'esigenza di riaprire un carcere femminile anche in Ticino", spiega Frida Andreotti, direttrice della Divisione della giustizia.

A giugno dello scorso anno il Gran Consiglio ha detto sì al credito per la costruzione di una sezione femminile al carcere penale della Stampa. Una struttura che diventerà realtà a metà 2026, con i lavori che inizieranno a gennaio del prossimo anno. "Si dice che la dignità di un Paese si misuri anche attraverso le proprie carceri. Questo è un tema valido anche per il Canton Ticino, perché le pari opportunità vanno garantire anche nelle esecuzioni di una pena", spiega a Ticinonews Frida Andreotti, direttrice della Divisione della giustizia. La struttura, ricordiamo, sarà composta da 11 posti cella dedicati alle detenute donne, compresa una cella madre-bambino, con l’obiettivo di accogliere in maniera adeguata le esigenze delle donne in regime detentivo chiuso, oltre che di madri con figli fino ai 3 anni, nonché di limitare allo stretto indispensabile i collocamenti fuori Cantone. "Fino alla costruzione dell'attuale carcere giudiziario della Farera esisteva un settore femminile presso la Stampa, ma è stato dismesso perché in quegli anni il numero di donne in prigione era diminuito. Negli ultimi anni abbiamo però visto aumentare le detenute: da qui la necessità, a corto termine, di trovare degli spazi oltre Gottardo per ospitarle e di riaprire un settore femminile nelle strutture carcerarie del Canton Ticino", aggiunge Andreotti.

I rapporti tra detenuti e detenute

La nuova ala, al momento occupata da detenuti maschili, sarà in tutto e per tutto autonoma si troverà, strutturalmente parlando, a stretto contatto con il carcere maschile con cui, ci spiega il direttore delle strutture carcerarie Stefano Laffranchini, si vorranno creare delle interazioni. “Dobbiamo pensare che lo scopo del carcere è la risocializzazione, difficilmente una persona che passa 10 anni in prigione senza nessun tipo di rapporto né di contatto con l’altro sesso, riuscirà a ritornare in società ancora con la dimestichezza per gestire questo tipo di relazioni. Da qui l'intento di creare dei momenti in cui le persone di sesso diverso possono lavorare o essere formate insieme, naturalmente con la presenza capillare degli agenti di custodia per evitare molestie di qualsiasi tipo". Nell'edificio, inoltre, "le detenute avranno la possibilità di essere formate, lavorare, passare del tempo libero. Sarà quindi un'area a loro dedicata che esulerà dal mero contesto della camerata", conclude Laffranchini.