Ieri, mercoledì, si è tenuta l’assemblea di Farma Industria, l’associazione di categoria delle imprese farmaceutiche ticinesi. E nonostante una congiuntura non facilissima, le imprese dell’associazione guardano al futuro con relativo ottimismo. Il 43% di loro prevede una crescita del fatturato nei prossimi due anni, il 46% una sostanziale stabilità. "Quest’anno come associati abbiamo investito più di 280 milioni e li abbiamo investiti in maniera abbastanza diversificata, più del 50% in strutture", spiega Piero Poli, presidente di Farma Industria Ticino. "Questo vuol dire che come industria crediamo anche nella territorialità del Ticino".
Tra franco forte e costo dei farmaci
Le difficoltà però non mancano. Secondo il presidente tra quelle principali c’è il franco forte: "Essendo aziende quasi tutte esportatrici, l’83% del nostro fatturato viene esportato in giro per il mondo, [il franco forte] ha un impatto veramente significativo", dice Poli. "La prima conseguenza è una riduzione dei margini", aggiunge il presidente. Le aziende farmaceutiche lamentano inoltre una pressione sul prezzo dei medicamenti. Il costo di quelli a carico dell’assicurazione di base è deciso dall’UFSP. E proprio il prezzo dei farmaci è un ambito spesso indicato da casse malati e politica quando si parla di ridurre i costi della sanità. Poli lo chiama "un salvavoti", "perché si va a ridurre ciò che è evidente, ma non si va a colpire ciò che è sostanziale, se pensiamo che il costo del farmaco è soltanto il 12% della spesa sanitaria. Ridurre del 5% il 12% non ha un impatto tanto quanto ridurre il 5% dell’88%".
È difficile reclutare personale
Infine, come altri settori industriali, anche diverse aziende farmaceutiche ticinesi lamentano difficoltà a reclutare personale. E qui un nuovo elemento potrebbe essere entrato in gioco, ovvero l’accordo fiscale sui frontalieri, in un settore in cui 6 lavoratori su 10 risiedono in Italia. "È emerso in un sondaggio interno fatto nel 2023 che il 25% dell’azienda che ha risposto, ha detto che ha avuto un impatto negativo. È un sondaggio dell’anno scorso e credo che se dovessimo rifarlo adesso probabilmente sarebbe una percentuale più alta", afferma Poli. Inoltre stando al presidente, trovare personale qualificato sul territorio "non è facile": "Prima di assumere una persona che vive oltre confine, verifichiamo la possibilità di avere personale qualificato in Ticino, ma sono posizioni che evidentemente non sono attrattive per chi risiede qua", conclude.
Mancano anche gli apprendisti
E mancano anche apprendisti, sottolinea la direttrice esecutiva di Farma Ticino, Daniela Bührig: "Sicuramente per la figura più industriale, più di fabbrica, che è quella del tecnologo, stiamo lavorando tanto con l’orientamento ma non è facile". Bührig spiega questa penuria come "una questione di cultura, ma anche una questione nostra per cui dobbiamo imparare a comunicare meglio quali sono le bellissime possibilità di carriera che vengono date a questa professione".