
È “storico” l’aggettivo usato venerdì per definire la firma del contratto collettivo di lavoro per il personale degli asili nido da parte di Atan (Associazione delle strutture di accoglienza della prima infanzia) e dei sindacati Ocst e Vpod. Il contratto vedrà la luce già da gennaio 2022 e “garantirà condizioni di lavoro uguali per tutto il personale attivo nel settore”, spiega a Ticinonews Renato Bernasconi, presidente della commissione paritetica del Ccl. “Le imprese che vorranno avere accesso ai finanziamenti cantonali previsti per il settore saranno quindi tenute ad applicarlo”.
Ultimi nel sociosanitario
Il nuovo Ccl andrà a coprire l’unico settore in ambito sociosanitario che ne era sprovvisto e sta riscontrando un certo interesse: sono 22 le strutture che lo adotteranno dal prossimo gennaio, altre 15 lo faranno nel 2023.
Un parto lungo
Quello del contratto collettivo di lavoro fra i collaboratori dei servizi di accudimento dei bambini è stato un parto lungo e travagliato, che conclude tuttavia un percorso che nell’ultimo decennio ha già condotto a diversi miglioramenti nel settore: in primis la riforma fiscale e sociale nel 2018, con la quale si era già arrivati a una migliore condizione di conciliabilità fra lavoro e famiglia. Per la firma del Ccl a mancare era solo l’approvazione delle risorse da parte del Dipartimento della sanità e della socialità: il finanziamento decisivo “è frutto della volontà del Legislativo, ma anche della collaborazione delle aziende, le quali dal 2019 partecipano, con un prelievo sulla massa salariale, al finanziamento delle politiche familiari nel nostro cantone”, illustra Stefania Mirante, dell’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani.
Rendere più attrattivo il settore
Quello compiuto ieri è un passo che, si spera rendendo più attrattivo il settore, potrà dare una mano nel contenimento della penuria di personale negli asili nido e nelle strutture extrascolastiche, che negli anni hanno dovuto spesso attingere al bacino di oltre frontiera per trovare collaboratori. “La nostra speranza è avere del nuovo personale, che magari sino ad oggi era orientato all’esercizio di altre professioni”, conclude Stevens Crameri, presidente dell’Atan.
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