Ticino
Che bordello al Corona! Il racconto di una prostituta
Redazione
17 anni fa
Il postribolo di Pambio-Noranco chiuso dalla polizia. In carcere il gerente e un dipendente. Il racconto di una prostituta

E’ una bella ragazza dell'est. Fa il mestiere più antico del mondo nei postriboli ticinesi. E’ una registrata. E’ insomma una delle poche che in Ticino si prostituisce con un permesso regolare. Ha girato diversi posti. Ed ha lavorato anche al Corona. A bocce ferme ne avrebbe però volentieri fatto a meno. Nelle scorse settimane ha infatti sporto denuncia contro il gerente ed un impiegato del locale luci rosse di Pambio-Noranco. Le stesse due persone - il gerente è un italiano di 47 anni ed il suo dipendente è un portoghese di 46 anni, entrambi domiciliati nel Luganese - che la polizia ha arrestato dieci giorni fa a seguito del blitz che ha portato alla chiusura del postribolo. Per una questione di privacy - e di sicurezza - la chiameremo Tatjana. Al Corona non si è trattato di una delle classiche retate – ha precisato la polizia commentando il blitz - bensì di un’inchiesta contro i responsabili del locale. Gerente e dipendente sono stati arrestati su ordine del Procuratore Pubblico Mario Branda. Contro entrambi l'accusa è pesante: tratta di esseri umani, promovimento della prostituzione e infrazione alla legge federale sugli stranieri. Torniamo a Tatjana. “Ho denunciato il gerente del Corona - ci spiega - perché non mi hanno pagato le tasse come invece sostenevano che avrebbero fatto. Ho già raccontato tutto alla polizia. E sono pronta a spiegare tutto al processo, se me lo chiederanno”. “Io - precisa Tatjana - pagavo al Corona 190 franchi al giorno. Di questi 160 erano per la camera. E 30 erano una trattenuta per le tasse. Come detto però le tasse non le hanno mai pagate. E così dal Cantone mi è arrivata una multa. Allora li ho denunciati”. Tasse non pagate, tratta di esseri umani, promovimento della prostituzione e infrazione alla legge federale sugli stranieri. Al Corona sembra insomma che ne succedessero delle belle. "Il Corona - commenta Michel Venturelli, coordinatore della Casi, l'associazione dei tenitori di locali a luci rosse - non è mai stato iscritto alla Casi e non avrebbe mai potuto iscriversi perché tutti sanno, Teseu compresa, che da anni vi vigevano delle regole che sono decisamente contrarie ai principi elencati nella nostra carta dei doveri. Una volta che una donna ha pagato la camera non deve più avere nessun altro dovere. Ma al Corona non era così". La legge è chiara: quella della prostituta è una professione indipendente. Ma a quanto pare in quel postribolo di Pambio-Noranco le cose andavano diversamente. “Sono più di dieci anni che lavoro in Ticino - ci racconta Tatjana - e non ho mai vissuto una situazione come quella del Corona. Ci ho lavorato per alcuni mesi nel 2007. Poi, dopo qualche richiamo, mi hanno mandata via. La prima volta sono stata richiamata perché sono stata al tavolino del bar a parlare con un cliente per più di dieci minuti. Un’altra volta perché sono arrivata nel locale dopo le 16.00. Ed in quel posto se non seguivi le regole del locale dovevi andartene”. “Le regole imposte alla ragazze dal gerente e dal suo impiegato erano tante”, continua Tatjana. “La presenza nel locale era obbligatoria dalle 16.00 all’una di mattina. Sia che ci fossero clienti sia che non ci fosse nessuno. Era obbligatorio pagare il parcheggio. La consumazione era obbligatoria. Il tempo per parlare al tavolino con un cliente era stabilito. E anche il tempo in camera: mezz’ora. E se si rimaneva in camera più allora il cliente era obbligato a pagare una bottiglia di champagne di 100 euro circa. Inoltre c’era l’obbligo di lavorare 6 giorni su 7. Ed il giorno libero era da scegliere tra lunedì, martedì e mercoledì”. Ora toccherà al Procuratore Pubblico Mario Branda cercare di sbrogliare il bandolo della matassa. [email protected]

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata