È di pochi giorni fa la notizia che le Città ticinesi hanno scritto una lettera a Consiglio di Stato, Gran Consiglio e Commissione della gestione per lamentarsi di quella che hanno definito la “politica dello scaricabarile”. In sostanza, si lamentano degli oneri che in sede di preventivo vengono scaricati sulle loro spalle. Ticinonews ha approfittato della seduta di Gran Consiglio di oggi per raccogliere le opinioni della politica sulla questione. "Penso che sia un allarme comprensibile”, commenta Alessandro Speziali (PLR). “Le Città a livello regionale sono i motori occupazionali, il traino dello sviluppo delle rispettive regioni. È interesse di tutto il cantone che riescano a continuare a essere un polmone economico di infrastrutture, svago e servizi al cittadino”. Effettivamente “vediamo che nel tempo, dalla Confederazione al Cantone e da quest’ultimo al Comune, vi è un travaso di costi più che di competenze. Questo non solo dà fastidio, ma è anche un ostacolo alla politica di sviluppo".
Agustoni: “Una richiesta legittima”
Maurizio Agustoni (Il Centro) considera la richiesta espressa dalle Città “legittima e condivisibile, soprattutto perché il popolo si è espresso nel 2022, stabilendo che il risanamento finanziario del Cantone dovesse essere raggiunto senza scaricare degli oneri ai Comuni”. Alcune misure proposte dal Consiglio di Stato “rappresentano in effetti uno scaricabarile. Penso in particolare alle misure sulle scuole comunali concernenti i docenti di educazione fisica ed educazione musicale. Posso capire che le Città non siano contente e chiedano quindi di essere sentite e considerate".
Sirica: “Migliorare la comunicazione”
“Le Città fanno bene a far sentire la loro voce”, ribadisce il leghista Alessandro Mazzoleni. “E questo vale per tutti i Comuni. Il risultato per un esercizio che funziona è quando tutte le persone e tutti gli enti sono coinvolti nella discussione”. In questo senso “anche i Comuni devono giocare il loro ruolo nell'ambito della piattaforma Comune-Cantoni o tramite l'Associazione dei Comuni Ticinesi. È giusto che facciano valere le loro ragioni e queste dovranno essere considerate dal Parlamento e dal Consiglio di Stato”. Fabrizio Sirica (PS) ricorda invece che il suo partito era stato molto critico “sulla modalità con cui si era deciso e comunicato il taglio delle imposte, che avrebbe generato un grande ammanco per i Comuni. Capisco dunque molto bene queste rivendicazioni da parte loro. Penso che la politica cantonale debba prestare più attenzione a questi livelli istituzionali e comunicare meglio".
Noi: "Una politica dei ruffiani"
Più prudente nelle sue valutazioni il democentrista Sergio Morisoli, secondo cui, se da una parte le Città possono avere ragione, dall'altra il rapporto Cantone-Comune “deve essere riaffrontato sotto un'altra prospettiva, perché finora non ha portato a nulla. Non si può solo reclamare per delle questioni finanziarie: il nucleo della questione è capire quale sarà la ripartizione dei compiti tra Cantone e Comuni”. Solo partendo da questo presupposto “si vanno a costituire gli impegni e gli oneri finanziari". In conclusione del nostro giro di opinioni, secondo Marco Noi dei Verdi “ci troviamo di fronte, per certi versi, a una politica da ruffiani: le Città che hanno scritto sono rappresentate da quei partiti di maggioranza che hanno voluto i tagli. Siamo quindi di nuovo al gioco dove non si parlano o fanno finta di non parlarsi, in modo che la popolazione se la prenda semplicemente con il Cantone e non con i partiti che hanno votato i tagli".