Ticino
Comitato contrario alla modifica IPCT: "Una misura ingiusta, ingannevole e non risolutiva"
Redazione
un anno fa
Il Governo raccomanda di votare "sì" alla modifica della legge sull'Istituto di previdenza del Cantone Ticino, ma Lega e UDC sono contrari, sottolineando l'ingiustizia e l'insostenibilità delle misure proposte. Gli esponenti del comitato contrario evidenziano i privilegi esagerati e i costi insostenibili per i contribuenti e i Comuni.

Se il Governo raccomanda di votare "sì" alla modifica della legge sull’Istituto di previdenza del Cantone Ticino, dall'altra parte dello schieramento c'è il comitato contrario, composto da Lega e UDC, che questa mattina a Lugano ha presentato le sue argomentazioni.

Pamini: “I dipendenti affiliati alla cassa sono già privilegiati”

Per il consigliere nazionale Paolo Pamini è arrivato il momento “di finirla con i privilegi da parte dei contribuenti che fanno fatica a pagare le imposte e che hanno oltretutto stipendi più bassi dei dipendenti affiliati alla cassa, i quali godono già di molti privilegi”. Fra questi Pamini cita la sicurezza sul lavoro, gli stipendi più alti e soprattutto delle rendite pensionistiche “fuori mercato ed esagerate”. Per il consigliere nazionale, coi come per l'intero comitato contrario alla modifica della legge sull'istituto di previdenza sociale, è ingiusto chiedere ai contribuenti ticinesi oltre 21 milioni di franchi all'anno per compensare la graduale riduzione del tasso di conversione degli affiliati all'IPCT, che passerà dall’attuale 6,17% al 5,25% entro il 2031.

Lega-UDC: “Una misura troppo generosa”

Per gli esponenti di Lega e UDC si tratta dunque di una misura troppo generosa, che va ad aggiungersi ai 500 milioni già elargiti nel 2012. La situazione è quindi insostenibile già da tempo, ma la governance della cassa ha perseverato nell'errore. Per il granconsigliere leghista Omar Balli “si è iniettato metto miliardo a fondo perso, dicendo che erano gli ultimi. Poi però abbiamo visto com’è andata a finire: bisogna sedersi e preparare un piano realistico e con una simmetria dei sacrifici”. Per Balli, questo piano – così come i precedenti – “non è simmetrico, perché il datore di lavoro, ovvero il contribuente, viene chiamato molto di più alla cassa rispetto ai dipendenti”.

Danneggiati anche i Comuni

Oltre ai contribuenti, a essere danneggiati sarebbero però pure i Comuni. Paolo Pamini ha illustrato il motivo. “Chiunque può aprire l’opuscolo di voto: c’è l’articolo 4 capoverso 4 in votazione che dice che un Comune che ha troppi dipendenti anziani e pochi giovani, questo potrebbe essere chiamato a dei contributi a fondo perso anche nell’ordine dei milioni di franchi. Questo perché si tratterebbe di un Comune avvantaggiato rispetto agli altri. Forse certi amministratori comunali che oggi vanno in giro a dire di votare a favore non si sono accorti di questo aspetto. So che in autunno molti di loro in autunno non ne erano a conoscenza. Ma è tutto spiegato nell’opuscolo”.

Una misura “ingannevole e non risolutiva”

Insomma, far pagare i privilegi pensionistici dei dipendenti pubblici ai lavoratori del settore privato è sbagliato, così come farlo pagare ai Comuni. Ma la misura, oltre che ingiusta, è anche ingannevole e non risolutiva per Pamini e Balli. “Il perito stesso della cassa ci dice che la probabilità di riuscire a risanare la cassa secondo il piano – entro il 2051 – è solo del 50%”, spiega Pamini. “Nei prossimi decenni ci si deve quindi aspettare di dover nuovamente iniettare soldi nella cassa. Date queste circostanze e le ingiustizie citate in precedenza, mi sembra inopportuno iniettare 21 milioni ogni anno, ovvero 200 milioni ogni decennio. Quindi in quarant’anni avremo 800 milioni da pagare per mantenere dei privilegi assolutamente fuori mercato”. Balli ha poi fatto l’esempio della visita medica. “Se il dottore dovesse dirmi che ho il 50% di possibilità di guarire, non so quanto sarei contento”.