Gran Consiglio
Consuntivo 2023, "L’UDC boccia i conti e quindi l’operato del Governo"
©Gabriele Putzu
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Redazione
3 mesi fa
L'UDC critica il Governo del Cantone per il deficit di 121,8 milioni di franchi nel Consuntivo 2023, attribuendo la responsabilità all'inefficienza della spesa pubblica e alla mancanza di azioni concrete per il pareggio di bilancio entro il 2025. L'UDC esorta il Governo a agire con tagli mirati e a rispettare i referendum e gli atti parlamentari per migliorare la situazione finanziaria del Cantone.

"Il Cantone prevedeva un deficit di 80 milioni ma ne è uscito uno di 122 milioni". Inizia così la presa di posizione dei democentristi ticinesi in merito al Consuntivo 2023, chiuso con un deficit di esattamente 121,8 milioni di franchi. "Sono ormai anni che il Governo si affida alla buona stella sperando che la situazione cambi da sola, ma è evidente che la spesa continuerà a crescere". Per questo motivo, l’UDC ritiene che è quindi giunto il momento "di agire con dei freni mirati della crescita in modo tale che la spesa – entro il 2027 – sia rimodellata adeguatamente sulla sua crescita e ridistribuita selettivamente in funzione dell’efficienza ed efficacia dell’intervento statale".

"Situazione finanziaria disastrosa"

Nella sua presa di posizione l'UDC sottolinea come "l’inattività e lo spreco di tempo del Governo nell’applicare la volontà popolare in merito al Pareggio entro il 2025 con il Decreto Morisoli, ci ha portato in una situazione finanziaria disastrosa e di pace sociale fragilissima di cui il Consuntivo 2023 e il Preventivo 2024 sono solo la punta dell’iceberg. Purtroppo il Governo speculando sui tempi si trova ora nella pessima situazione di dover agire con tagli lineari". La spesa pubblica, come la centralizzazione decisionale e la burocratizzazione operativa "stanno diventando il problema, non la soluzione. La sua inefficienza e inefficacia in molti campi, dopo oltre un decennio sono lì da vedere. Da anni la colpa è sempre di qualcuno o di qualcos’altro, mai un’autocritica, mai un’ammissione di errore, sempre e solo vittimismo di fronte alle circostanze". Nel comunicato vengono citati ad esempio lo squilibrio finanziario, l’esplosione della crescita della spesa, l’ingente carico del debito pubblico. "I cittadini ne sono molto consapevoli, tant’è che nel 2021 votarono il provvidenziale referendum finanziario obbligatorio, nel 2022 votarono il decreto pareggio dei conti entro il 2025 e solo due settimane fa hanno riconfermato e ricordato ai politici che non se ne parla di aumentare le imposte e che risparmiare vale per le spese di gestione corrente ma anche per quelle di investimento".

Pressione per gli atti parlamentare non ancora trattati

L'UDC critica infine "l'assenza – ormai cronica – di propositività da parte di Governo e dei Partiti di Governo", motivo per cui "noi continueremo a fare pressione affinché i nostri atti parlamentari (iniziative e mozioni), vecchi da anni e inevasi, vengano finalmente trattati e soprattutto votati dal Gran Consiglio; unica strada percorribile per rimettere concretamente ordine nei conti dello Stato". Per l'UDC, il pareggio non è una questione contabile, "bensì morale. È una questione di rispetto nei confronti di chi viene dopo di noi, quelli che oggi sono ancora a scuola, che – se il Governo non correrà ai ripari al più presto – avranno paghe più basse, lavori più precari, benessere limitato e prosperità traballante. Sono loro che dovranno restituire alle banche quasi 1 miliardo di debiti creati per i nostri interessi, desideri e, forse, capricci. Una restituzione che nessuna generazione prima ha mai dovuto fare. Le finanze pubbliche in ordine non è mera contabilità, è giustizia intergenerazionale e onestà sociale; è rispetto tra chi paga e chi spende!".