Ticino
Corsi formativi di prevenzione agli abusi per i docenti di religione. “Era necessario agire”
Redazione
21 ore fa
Con don Emanuele Di Marco affrontiamo il tema degli abusi e delle misure messe in atto in proposito. "È importante utilizzare questo tempo non solo per capire ciò che è successo, ma anche per impostare un futuro bello, positivo e condiviso".

A ricoprire l’incarico di direttore ad interim presso l’Ufficio Insegnamento Religioso Scolastico è, da settembre, don Emanuele Di Marco. Il ruolo, lo ricordiamo, era rimasto vacante dopo l’arresto di don Rolando Leo. Per capire come il nuovo responsabile stia vivendo questa carica in un momento così delicato, Ticinonews lo ha incontrato. “Penso che le vicende siano note un po' a tutti", ci dice don Emanuele. "Chiaramente, da questo punto di vista partire non è stato facile, nel senso che c'è un dispiacere personale e anche comunitario. Tuttavia, per rispondere con entusiasmo si deve anche riconoscere dove ci sono cantieri già aperti, che possono andare avanti, e dove invece c'è spazio per delle novità, per delle iniziative. Ritengo sia importante utilizzare questo tempo non solo per capire ciò che è successo e per cercare la verità, ma anche per impostare un futuro bello, positivo e condiviso”.

Con i docenti che sta incontrando dopo quanto accaduto c'è qualche progetto in corso per cambiare le cose?

“C’è un piano formativo avviato dalla Diocesi che riguarda i sacerdoti e gli insegnanti, con l'obiettivo di essere ancora più sensibili alle varie questioni che riguardano gli abusi, la gestione dei conflitti, l'incontro e l'accoglienza del prossimo. Si potrà senz’altro fare di più, ma ci tengo davvero, e penso sia una bella prospettiva quella di collaborare con le varie istituzioni, anche cantonali e private, affinché si possa davvero creare un cammino condiviso; più si è insieme e più si riesce ad affrontare le difficoltà e le sfide che la contemporaneità ci pone davanti”.

Concretamente, come sono impostati questi corsi formativi per i docenti?

“Negli ultimi anni la conferenza dei vescovi svizzeri ha fornito delle norme molto precise e anche nella Diocesi sono stati concretizzati dei corsi di riflessione, in collaborazione con altre istituzioni, proprio per essere sensibilizzati al tema degli abusi ed essere pronti a rispondere qualora ci fossero delle situazioni di disagio all'interno della scuola o delle famiglie. Il tutto viene fatto assieme alle autorità scolastiche, comunali o cantonali. Penso che questo nuovo percorso possa davvero portare benefici, affinché non si resti solo sulle belle parole, ma si possa davvero rendere partecipi più persone possibili a un problema che adesso deve essere affrontato in modo virtuoso”.

I ragazzi hanno mai fatto domande in merito?

“Ne sentono discutere e a volte ne parlano, chiedendo una chiave interpretativa. È però anche vero che al di là di chi possa essere coinvolto, non suscita un dibattito così importante, perché in fondo l'unica reazione che può esserci è quella della condanna, del riconoscere quanto c'è di sbagliato e di impegnarsi per un futuro che possa essere davvero migliore rispetto a questi temi”.

Non c'è il rischio che si incrini un po' il rapporto di fiducia?

“Sicuramente. Ogni volta che andiamo a ledere la fiducia delle famiglie e dei ragazzi nei confronti di un'istituzione o di una persona, riprendere il cammino dopo un inciampo è difficile. Questa fiducia però deve essere ricostruita costantemente nell'ordinarietà e anche con la condivisione di un progetto che possa garantire un cammino. Ogni azione ha una conseguenza, nel bene e nel male, quindi noi dobbiamo impegnarci affinché sia qualcosa che lavori per il bene”.

Le è stato affidato un testimone non facile. Personalmente come vive questo passaggio di consegna?

“A livello personale, un uomo si rende conto dei propri limiti. Ritengo però sia anche giusto e doveroso riconoscere che, un po' per il mio personale cammino formativo e un po' anche per le esperienze fatte, mi sia stato chiesto quello che io posso dare. Insieme alla conoscenza cerco quindi adesso anche un po' il coinvolgimento ed è molto bello”.

L'intervista completa a don Emanuele Di Marco: