
Era il 19 marzo del 2023 quando il Consiglio federale decise di mettere la parola fine a Credit Suisse. Le ragioni erano chiare: evitare ulteriori danni finanziari in uno scenario che negli ultimi anni era stato già di per sé complicato a livello bancario. Oggi, a un anno di distanza dall’eutanasia dell’istituto bancario, abbiamo voluto capire come si è proceduto in questi primi 12 mesi di transizione. “L’aspetto principale era quello di tranquillizzare i mercati, la clientela e i collaboratori e credo che questo sia riuscito bene alla nuova banca”, spiega a Ticinonews Alberto Petruzzella, Presidente dell'Associazione Bancaria Ticinese. Il lavoro per portare a termine l'operazione è ancora molto lungo, in particolare per le questioni legate all’informatica. “Fino a quando non si potrà avere un’unica piattaforma su cui tutti lavoreranno, andranno avanti le due banche in parallelo – prosegue Petruzzella –. Sicuramente in questo anno è stato fatto tantissimo, ma ci vorranno ancora mesi prima di poter avere una sola piattaforma e quindi una banca dove tutti lavorano su uno stesso sistema informatico". Inoltre "occorreranno anni prima che ogni collaboratore non si identifichi più con la vecchia UBS o con il vecchio Credit Suisse, bensì con la nuova UBS”.
“Un profilo del rischio adeguato”
Dopo la crisi del 2008 di UBS era stata introdotta una legge apposita per gli istituti finanziari “too big to fail”, ovvero quelli designati che lo Stato non può lasciare fallire in ragione della loro dimensione e della loro interconnessione con il sistema economico-finanziario. Una legge tuttavia non applicata a Credit Suisse, per cui furono preferite delle garanzie statali miliardarie per l’acquisizione da parte di UBS. In futuro, questo non sarà più possibile. “Sicuramente, se prima il ‘too big too fail’ con due grandi banche era un problema, oggi è un problema ancora più grosso”, precisa Petruzzella. “Bisognerà quindi lavorare con i regolatori e con la stessa UBS per far sì che il profilo del rischio della banca sia adeguato e non si ripeta quello che è successo con Credit Suisse, che è una cosa inaccettabile”.
"Misure supplementari? Non è sbagliato"
Proprio questa mattina l’autorità di vigilanza FINMA ha tenuto una conferenza stampa in cui ribadiva la necessità di un rafforzamento delle regole e di strumenti supplementari al fine di salvaguardare la piazza finanziaria elvetica. “Diciamo che la FINMA ha fatto una valutazione di quello che è successo e si è anche autoassolta dicendo di aver fatto tutto gusto. Forse è stata un po’ indulgente con sé stessa”, precisa Petruzzella. “Io penso che sia necessario capire bene cosa è accaduto con la fine di Credit Suisse, fermo restando che la responsabilità principale rimane del Cda e del management". Tuttavia "chi doveva sorvegliare probabilmente non ha fatto tutto in modo perfetto e quindi, fatta la dovuta autocritica, ci può stare che si identifichi la necessità di misure supplementari e che queste vengano adottate”.